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Pina Calì è stata una pittrice italiana del Novecento. Nella sua arte, dominata dai colori e priva della gabbia del disegno preparatorio, la Sicilia degli anni Trenta.

Pina Calì è nata il 2 dicembre 1905 a Casteldaccia, in provincia di Palermo, e subito mostrò uno spiccato interesse per l’arte. Fu infatti allieva del ritrattista e paesaggista bagherese Onofrio Tomaselli, il cui dipinto verista “I carusi” fu d’ispirazione per “La Zolfara” di Renato Guttuso.
Nello stesso anno in cui iniziò ad apprendere l’arte pittorica dal Maestro, Pina espose in diverse occasioni, innanzitutto alla “I° Mostra d’Arte” di Palermo, e poi alla “IV° Biennale Calabrese” e alla “Mostra nazionale di Caltanissetta”: era il 1926.

Girò soprattutto la Sicilia Pina, con le sue opere dal profondo carattere verista, che affollarono le diverse mostre sindacali della seconda parte degli anni Trenta. Inizialmente, Pina era infatti più una paesaggista, che ritrovava nella natura talora aspra talora selvaggia di Sicilia, le giuste suggestioni per la sua arte, intensa e sempre più decisa.

Una forza che si nota nei ritratti del ’33, che la videro concentrata soprattutto sulla figura femminile; donne lavoratrici, con il viso segnato dal lavoro e dalla solitudine, oppure donne nude, che portano col fierezza, noncuranza e abbandono, il loro corpo fatto di curve dolci e ombre nette, forse influenzate dall’arte del Bevilacqua e della Boglino.

Tra il 1928 e il 1931, Pina esporrà tra Palermo, Roma, e Tunisi, ma anche a Milano, Madrid e Napoli, una serie di tele incentrate sul paesaggio: dalle impressioni di “Un solitario”, “Fiori”, “Servizio rustico” e “Cortile” fino a “Galline” presso la “I° Mostra dell’animale nell’Arte”.
Con l’esposizione di Messina alla “I° Mostra sindacale d’Arte femminile” del 1932, inizia il ciclo dei ritratti con le tele “Gesuiti al bagno”, “Il macchinista” e “Zavorriere”, opere di intenso verismo, che daranno una nuova impronta e una nuova direzione al suo stile.

L’anno dopo, Pina Calì sbarcherà a Firenze alla “I° Mostra interregionale”, e nel 1934 torna a Roma per esporre oltre 50 tele nella sua prima personale intitolata «Mostra personale di Pina Calì al Bragaglia fuori commercio»; qui mostrerà “Una vita”, “Ritratto di bevitore” e “Bimba siciliana”. Nello stesso periodo, il suo lavoro “Il nonno” vince il primo premio del “Concorso ANFDA” che porterà a casa anche nel 1935, stesso anno in cui a Palermo mostrò “Boccadifalco”, un fotografia verista del sedicesimo quartiere della città.

Nel 1937, e in particolar modo il 28 luglio, Pina Calì posa lo scultore di Bagheria Salvatore Cuffaro; di lui parlerà anche Guttuso, con cui l’artista firmerà il “Manifesto”, nel 1933.
Nel 1939 nascerà il suo primo figlio e nel ’44 una bambina, Girolama, anch’essa pittrice; il viaggio di nozze, svoltosi nella incantevole cornice artistico-culturale e paesaggistica di Pompei, Capri e Napoli, inciderà particolarmente sull’attività artistica della coppia.

A lei ha dedicato attenzione anche il Castello Ursino di Catania con “La questione siciliana” del 1997, e da ultimo il Palazzo Reale di Milano, con una mostra postuma dal titolo “L’arte delle donne”, allestita nel 2007.

Autore | Enrica Bartalotta

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