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di Nando Cimino

Inseriti dalla Regione Sicilia tra le manifestazioni turistiche di richiamo internazionale, oltre che bene protetto dall’Unesco, i riti della Settimana Santa di Enna hanno il loro culmine con la processione del venerdì santo, una delle eredità immateriali della nostra terra, che richiama ogni anno spettatori da ogni parte del mondo. La processione, con la splendida urna del Cristo Morto e la “vara” di Maria Addolorata, portate a spalla ognuna da oltre sessanta confrati muove, silenziosa e con passo cadenzato, per le vie della città in un clima di mestizia tra due commosse ali di folla; clima reso ancor più suggestivo ed emozionante dalle marce funebri intonate dalle bande musicali e dalle fioca luce delle torce, accese fin dall’imbrunire lungo il percorso. Procedendo secondo un  ordine prestabilito, vi prendono parte tutte le congregazioni della città con gli oltre duemila iscritti, rigorosamente incappucciati, e recando su dei vassoi i 25 simboli del martirio di Gesù. La processione dopo avere lentamente attraversato gran parte del centro storico, giunge a tarda sera nei pressi della chiesa del cimitero dove, tutti i fedeli presenti, ricevono la santa benedizione con una croce che contiene al suo interno una preziosa reliquia, ovvero una spina, che si ritiene essere appartenuta alla corona posta in testa a Gesù Cristo per la crocifissione. I riti della Settimana Santa di Enna, così come in altri centri della nostra Sicilia, hanno chiare origini spagnole; sono evidenti infatti le numerose analogie con gli spettacolari riti pasquali di Granada, Malaga o Siviglia in Andalusia dove anche qui, per il venerdì santo, è possibile assistere alla “folkloristica” e composta sfilata con enormi vare e migliaia di incappucciati. La dominazione spagnola in Sicilia durò per circa duecento anni tra il XVI° ed il XVII° secolo; durante questo periodo numerosi furono gli artisti iberici che si cimentarono nella realizzazione di opere sacre di grande pregio, ancora oggi utilizzate in taluni centri della nostra regione per le processioni devozionali. Le stesse confraternite poi, altro non sono che le antiche corporazioni di arti e mestieri, nate proprio con il beneplacito della monarchia spagnola e successivamente, come congregazioni religiose, confluite in un contesto ecclesiale. Da qui in parte anche la denominazione di “Processione dei Misteri” con cui si definiscono alcune processioni del Venerdì Santo; una fra tutte quella spettacolare di Trapani ma anche di Caltanissetta, laddove per “Misteri” non è da intendersi solamente o semplicemente “fatti misteriosi” bensì, ed in questo caso ancor meglio, di mestieri; ovvero, come appunto diciamo in siciliano, “i misteri.  Gli spagnoli, nel periodo della dominazione, riuscirono a trasmettere ai siciliani molti dei loro simboli legati alla tradizione cattolica;  e soprattutto quelli relativi proprio alla “Semana Santa” . Riti e processioni ricche di suggestione e spettacolarità con l’uso di magnifiche sculture, erette su portantine, che in Spagna vengono chiamate “pasos” ovvero le nostre “vare”. Processioni arricchite da canti e lamentazioni, da marce funebri, da crepitacoli “trocculi” e catene stridenti  o dal suono cupo dei tamburi, che rendono l’atmosfera ancora più drammatica e solenne. In Sicilia quindi i riti della Settimana Santa, ed in particolare le processioni del venerdì, non vanno viste solo sotto l’aspetto religioso, ma sono da ritenersi di fondamentale importanza anche per le note di folklore, per la storia e le tradizioni legate alla nostra terra.

A tutti i lettori una Buona Pasqua.