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Storia della Capra Girgentana, una razza siciliana preziosa.

  • Oggi vogliamo raccontarvi la storia della Capra Girgentana, un animale che stava scomparendo.
  • In tutto il territorio siciliano, ne erano rimaste solo quattro.
  • Qualcuno ha pensato di salvarla dall’oblio e oggi i suoi formaggi sono richiestissimi.

La storia che vi raccontiamo oggi è molto particolare. Si tratta di una storia di eccellenza siciliana, che dimostra l’importanza dell’attaccamento al territorio. La capra Girgentana sembrava destinata all’oblio, ma grazie alla buona volontà oggi possiamo gustare i suoi deliziosi formaggi. Questa razza deve il nome a Girgenti (oggi Agrigento) ed è assolutamente inconfondibile per le lunghissime corna a spirale (o a turacciolo). La sua origine, secondo alcuni, va ricercata fra le capre del Tibet (nella zona dell’Himalaya). Altri la ricollegano alla Mark-hor, detta anche Falconeri, dal nome di Falconer, il naturalista inglese che per primo la notò nell’Afghanistan settentrionale e nel Belucistan.

Sarebbero stati gli arabi a importare i primi soggetti asiatici nell’800 d.C., quando toccarono il porto di Marsala. Poi si sarebbe diffusa nel versante sud-occidentale della Sicilia. La Girgentana è di taglia media, con pelo lungo, folto e bianco, talvolta maculato. Sul mento ha una barbetta e, sulla fronte, un ciuffo folto, che gli allevatori tagliano “a frangetta” (con l’eccezione del caprone). A caratterizzare la Capra Girgentana sono le corna, presenti in entrambi i sessi. Ancora oggi si dedica molto tempo alla loro cura: si bagnano in acqua calda e si infilano in tubi di ferro avvolti nel panno per disegnare la forma a spirale più regolare possibile, evitando la loro divaricazione.

La storia della Girgentana

A cambiare il destino di questa capra siciliana è stato un metalmeccanico emigrato in Germania, Giacomo Gatì, che ha deciso di tornare nella sua isola. Oggi ci sono circa mille capre girgentine nel territorio dell’Agrigentino. A rendere la Capra Girgentana diversa dalle altre sono tante caratteristiche: è vivace, intelligente ed ha un aspetto subito riconoscibile. Il suo latte è stato utilizzato da sempre solo fresco, per un consumo diretto, perché é digeribile e leggero. È dotato di un perfetto equilibrio tra grassi e proteine. A pensare alla produzione di formaggi fu proprio Gatì, che fu il primo a produrre i caprini di Girgentana.

Dopo sperimentazioni e ricerche, ha tratto un reddito dall’allevamento e, nel frattempo, è cresciuto il numero degli allevatori. I formaggi di Capra Girgentana sono per la maggior parte a latte crudo: tra questi ci sono il ficu (avvolto nelle foglie di fico), la mbriaca (che viene fatta “ubriacare” nel Nero d’Avola), il cinniri (che riposa nella cenere di mandorlo), il trubbu (stagionato nella marna calcarea) e la tuma ammucciata (sagomata nel gesso). Alcuni dei formaggi di Capra Girgentana, inoltre, sono “magici”, perché non hanno bisogno di caglio. La ricetta, naturalmente, è un custodita gelosamente: ci si può accontentare di gustarli, giusto?

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