Accoglienza, protezione e inclusione. Sono le tre parole chiave sulle quali basa le sue molteplici attività la cooperativa sociale Etnos, che ha sede a Caltanissetta, e che ha già spento 18 candeline.
Costituita infatti nel 2005, Etnos ha una storia lunga e davvero numerosi sono i progetti portati avanti nel tempo, così come quelli in fase di realizzazione.
Abbiamo chiesto di parlarci di questa bella e interessante realtà a Fabio Ruvolo, l’energico e determinato presidente di Etnos, un vulcano di idee ed entusiasmo.
“La politica degli incontri”
“La nostra cooperativa – spiega innanzitutto Ruvolo – negli anni è cresciuta in maniera esponenziale grazie a quella che noi chiamiamo ‘la politica degli incontri’. Incontri che spesso avvengono sulla strada, perché osserviamo continuamente il territorio e la comunità affrontando i nuovi bisogni e le nuove emergenze. Dai nostri incontri nascono sempre nuovi modelli progettuali”.
Di cosa si occupa Etnos
Etnos si occupa di accoglienza nell’ambito delle fragilità. Donne in difficoltà, giovani con disabilità, minori stranieri non accompagnati, anziani e non soltanto. Per chiunque abbia bisogno di una mano la cooperativa sociale c’è. “Lo scopo di tutte le nostre attività – aggiunge Ruvolo – è accompagnare all’autonomia, che non è facile da conquistare, così come all’inclusione. Il percorso di inclusione avviene attraverso il lavoro che per noi è un vero e proprio strumento di cura che applichiamo a più contesti, come a quello delle donne vittime di violenza”.
Le case rifugio e “Il chicco di grano”
Per aiutare le donne vittime di violenza, Etnos dispone di tre case rifugio a indirizzo segreto e una quarta casa, denominata “Il chicco di grano” che accompagna le mamme in difficoltà a maturare nel loro ruolo genitoriale, per evitare, ove possibile, la separazione proprio tra le mamme e i loro figli.
“Sosteniamo – dice il presidente di Etnos – le donne verso una prospettiva autonoma di vita, sempre attraverso il lavoro”.
L’impegno con i giovanissimi stranieri
Lo stesso modello viene applicato nell’ambito dei minori stranieri non accompagnati, che vivono in due case, che si trovano a sempre Caltanissetta. Una terza casa, a Montedoro, in provincia, vede ospiti i migranti neo maggiorenni. Storie difficili le loro, segnate dal dolore e dal senso di estraniamento determinato dal trovarsi in una realtà tanto differente da quella nella quale si è nati.
“Devono iniziare – commenta Ruvolo – una nuova vita. Lo fanno a partire da un percorso di inserimento lavorativo tramite un tirocinio. Con grande coraggio affrontano un cammino adattivo fatto di dinamiche complesse, imparano una professione, una nuova lingua e anche a gestire nuove relazioni”.
Il modello “Raggi d’Isole”
C’è poi il progetto “Raggi d’Isole”, un centro edu-aggregativo per giovani con disabilità e le loro famiglie. Come avviene l’inclusione? Ruvolo spiega: “E’ una vera e propria scuola di accompagnamento alla vita autonoma destinata a 25 giovani con disabilità grave. Proponiamo loro percorsi di inserimento lavorativo differenziato sulla base delle loro attitudini e competenze. Sono nati tanti progetti, come N’Arancina Speciale”.
Il progetto “N’Arancina Speciale”
E i giovani di Etnos recentemente hanno fatto parlare molto di sé proprio attraverso N’Arancina Speciale. Sono diventati cuochi preparando delle arancine che sono state presentate anche alla Camera dei Deputati, all’Assemblea Regionale Siciliana e al programma televisivo “Tu Sì Que Vales”. I ragazzi con disabilità che partecipano al progetto hanno saputo trasformare quelli che apparentemente sono limiti o ostacoli in opportunità di crescita, evoluzione e condivisione.
Ma c’è di più.
L’Equo Cream Cafè
I ragazzi speciali di Etnos sono impegnati anche nell’Equo Cream Cafè, un bar gelateria nisseno sotto la guida del maestro pasticcere Salvatore Campisi, affetto da una disabilità motoria, che oggi è diventato un formatore e aiuta i ragazzi con disabilità a imparare un mestiere.
“Il lavoro – continua il presidente di Etnos – genera inclusione. Noi ambiamo a incidere sulla cultura della relazione, sperimentiamo in toto ogni giorno un modello che valorizza le diversità culturali, le diversità linguistiche e le abilità diverse”.
La casa di Josè
Tra i progetti in itinere di Etnos a Caltanissetta anche un albergo etico, denominato “La casa di Josè”.
“Sarà – specifica Ruvolo – completamente accessibile in ogni stanza e ambiente alle persone con disabilità. Non ci sarà alcuna barriera architettonica e sarà uno spazio dedicato al turismo emozionale, dove cioè si potrà fare una esperienza di turismo nell’entroterra siciliano e apprendere nel contempo nuovi modelli psico-relazionali. Gli ospiti della struttura avranno la possibilità di confrontarsi con uno psicoterapeuta, partecipare a progetti inclusivi, conoscere la bellezza della nostra zona usufruendo di mezzi di trasporto anche questi accessibili a persone con disabilità”.
Nonni felici 4.0
Circa due anni fa, inoltre, Etnos ha aperto i battenti di “Nonni felici 4.0”, una casa per anziani e modello di residenzialità. Sottolinea Ruvolo: “E’ un posto dove la terza età viene vista secondo un’ottica dinamica, dove gli anziani tirano fuori quanto di bello e utile hanno ancora da dare.
I nostri anziani sono diventati un punto di riferimento amorevole e di accudimento per i bambini delle nostre case rifugio. Inoltre la sede di Nonni felici 4.0 è a due passi dall’Equo Cream Cafè, dove gli anziani si recano spesso a trovare i ragazzi speciali che lavorano lì.
Sono dei nonni anche per loro.
Si è creato un circolo virtuoso all’insegna della cultura dello scambio e del dono di ciò che ognuno ha, da un semplice sorriso a una particolare abilità”.
La cooperativa con moltissime donne
Oggi Etnos conta 160 dipendenti, dei quali, sottolinea con orgoglio il presidente, l’80% sono donne.
La maggioranza dei dipendenti di Etnos, inoltre, è costituita da soci della cooperativa sociale.
“Ragioniamo come impresa sociale – dice ancora Ruvolo – ; le nostre attività partono con il sostegno di alcuni gruppi bancari che finanziano le nostre idee, dopodiché noi generiamo utili e nuove opportunità, chiaramente non senza difficoltà. Abbiamo tanti obiettivi e vogliamo uscire dal nostro contesto per andare in Italia e in Europa, proprio con progetti come quelli nell’ambito della ristorazione che coinvolgono i ragazzi speciali.
Ma il nostro scopo primario è portare avanti un modello di inclusione e di interazione tra più attori: con N’Arancina Speciale, ad esempio, vogliamo portare la Sicilia oltre lo Stretto ma nel contempo valorizzare la nostra isola. Non a caso le arancine vengono prodotte con ingredienti che sono presidi slow food”.
Le ambizioni per il futuro: crescita e reciprocità
Insomma, tanti progetti per il futuro e un appello finale del presidente di Etnos: “Invito le istituzioni e le imprese profit del territorio a supportarci. Stare insieme significa creare le condizioni per sviluppare reciprocità: crescere significa far crescere il territorio.
Questo è il mio auspicio.
Etnos è aperta a nuove forme di collaborazione, per creare, per il maggior numero possibile di persone svantaggiate, opportunità sempre nuove. Crediamo nel cambiamento, e insieme, vogliamo cambiare in meglio, anche la nostra Sicilia”.