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Noi sappiamo mangiarli appena colti e sbucciati, magari mettendoli prima in frigo, ma possiamo farne anche liquori, gelatine, marmellate, etc. E’ tipico lo sciroppo che prepariamo dalla polpa priva di semi e che utilizziamo per preparare i dolci.

Purtroppo sono tanto buoni quanto tosti. Mangiarne troppi vorrebbe dire andare in contro a blocco intestinale. Per questo coloro che soffrono di diverticoli intestinali non dovrebbero esagerare.

In tutti i casi in questo articolo volevamo mettere in evidenza alcune delle proprietà benefiche del ficodindia o

fico d’India, che si voglia dire.

Proprietà ipoglicemizzanti e ipocolesterolemizzanti

Forse non molti di voi sanno che degli studi scientifici ne hanno dimostrato le proprietà ipoglicemizzanti e ipocolesterolemizzanti.
Il succo prelevato dalle foglie e dalle radici della pianta, infatti, in dose di 1mg per chilogrammo di peso, è capace di mantenere i livelli glicemici a valori normali.
Sono stati condotti degli studi sia su dei topolini da laboratorio che su delle persone volontarie affette da diabete di tipo due.
Dagli esperimenti si è osservato che l’iperglicemia post-prandiale dei soggetti sani veniva attenuata più della riduzione glicemica da digiuno nei soggetti diabetici. In quest’ultimi il potere ipoglicemizzante si è dimostrato discreto e, nei casi in cui i volontari non fossero insulino dipendenti , addirittura ottimo.

Probabilmente il merito è da attribuire alle fibre presenti nella polpa della foglia: pectine varie, cellulosa ed emicellulosa, che potrebbero in qualche modo interferire con l’assorbimento del glucosio. Effetto potenziato probabilmente dall’enzima glucosio 6-fosfato-isomerasi, presente in quantità apprezzabili nel fico d’india.

Per quanto riguarda il colesterolo è apparso più volte chiaro che un consumo costante dell’estratto di ficodindia riduca selettivamente il colesterolo cattivo: LDL.
Nel corso degli anni sono stati condotti diversi esperimenti nei quali i soggetti analizzati venivano sottoposti a dei pasti super ricchi di grassi. Ad essi veniva somministrata anche una frazione pectinica del ficus-indica.
A quanto pare avveniva un incremento d’espressione del recettore epatico per l’apolipoproteina B/E al quale seguiva una riduzione del colesterolo cattivo.

Ed il tutto senza alterare il meccanismo dell’assorbimento del colesterolo, quanto piuttosto la sua omeostasi.

Forte attività antiossidante

Come dicevamo ad inizio articolo il frutto è ricco di nutrienti e minerali. Tra essi ci sono anche due sostanze come la betanina e l’indicaxantina, che sono betaline (pigmenti colorati della polpa), le quali svolgono una forte azione antiossidante e quindi di prevenzione contro l’invecchiamento e malattie dovute alla formazione radicalica.

Ipertrofia prostatica benigna

Tempo addietro due ricercatori israeliani, incuriositi dai decotti che noi siciliani usualmente facciamo con i fiori di fico d’india, ne hanno analizzato le proprietà diuretiche ed hanno notato che apporterebbero notevoli benefici in caso di ipertrofia prostatica benigna.
Durante la ricerca ad ogni paziente veniva somministrato, tre volte al giorno, una preparazione di due perle contenenti estratto secco dei fiori di ficodindia. La sensibilità della vescica è migliorata nel tempo, diminuendo anche i fenomeni di incontinenza e l’urgenza di andare in bagno spesso.

Intossicazione alcolica

Un ennesimo studio, questa volta realizzato negli Stati Uniti, ha concentrato i suoi sforzi sull’intossicazione alcolica.
A quanto pare un estratto secco del fico d’india ridurrebbe i sintomi di una intossicazione alcolica, provocata da impurità della bevanda e da prodotti secondari derivanti dal metabolismo dell’alcol che darebbero il là a processi infiammatori dolorosi.

Immagine | gds75.blogspot.it
Autore | Viola Dante