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Natura Unesco e trekking in Sicilia.

  • Gole di Tiberio, un canyon naturale nel territorio di San Mauro Castelverde.
  • Si tratta di uno dei siti naturalistici più suggestivi della Sicilia.
  • Ecco i percorsi, la storia e le curiosità.

Il territorio siciliano è ricco di sentieri e itinerari naturalistici da scoprire. Percorsi a contatto con la natura, che regalano paesaggi di singolare bellezza. L’acqua e il vento hanno forgiato rocce e montagne, rendendole ciò che conosciamo oggi. Tra i siti siciliani per fare trekking più interessanti ci sono sicuramente le Gole di Tiberio. Si trovano nel territorio di San Mauro Castelverde, in provincia di Palermo e risalgono addirittura al periodo del Triassico Superiore. Pensate che, grazie alla loro bellezza, sono state riconosciute dall’Unesco come parte del Geoparks Network. Avventuriamoci e conosciamoli da vicino.

Gole di Tiberio escursioni

Si presentano come uno stretto passaggio tra le anse del fiume, tra due alti costoni di roccia. Intorno si ammira la natura, con giochi di luce e riflessi donati dall’acqua e dal sole. A partire dal mese di maggio del 2021 riprendono le escursioni organizzate dall’Associazione Madonie Outdoor, che accompagna i visitatori in gommone, poi a piedi fino alla fine del percorso, con la possibilità di fare il bagno, dietro il pagamento di un biglietto.  Le pareti delle Gole di Tiberio  possono i 50 metri d’altezza, mentre le acque gli 8 metri di profondità massima. Lungo le rocce, molto allisciate, è possibile imbattersi in alcuni fossili di gasteropodi e anche in numerose fessure in cui nidificano diverse specie di uccelli a pelo d’acqua. Nella parte iniziale, alcune rocce sembrano prendere sembianze antropomorfe. La tradizione orale narra della presenza del “mostro” (il guardiano del luogo imprigionato da spiriti malvagi). Ecco in dettaglio la storia e la leggenda.

Leggenda e storia delle Gole

Non riferimenti storici correlati alle Gole di Tiberio, ma ciò non ha impedito alla cultura popolare locale di dare le sue versioni. Si tramanda che il luogo abbia preso il nome di Tiberio per il fatto che lì vi fosse una villa d’età romano-imperiale intitolata proprio all’omonimo imperatore, amante dei luoghi d’acqua. Un tempo si credeva che il fiume Pollina fosse legato al mare per via subacquea lungo la zona del “mirìcu” (antico lemma locale stante a significare “ombelico“). Ma le leggende non finiscono qui.

In riferimento sempre alla tradizione orale, si narra della presenza di un particolare anfratto, posto all’interno delle insenature rocciose, in cui sarebbe stato conservato un tesoro appartenuto ai briganti. Pare che i malviventi fossero soliti utilizzare le grotte come nascondiglio per mettere al sicuro i frutti delle loro refurtive. Un enorme masso incastonato tra due pareti del fiume, visibile anche oggi, ne avrebbe poi consentito loro il passaggio su di esso in quanto via di fuga. La caverna, distribuita su tre piani, era probabilmente conosciuta dai locali ma nessuno, per timore dei briganti, ebbe mai il coraggio di avvicinarsi. Foto: Maria Izzo – (CC BY 2.0).

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