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La canzone siciliana di chi lascia la sua terra.

  • La musica popolare siciliana è ricca di brani carichi di emozioni.
  • Tra questi, ve ne è una dedicata a tutti quelli che hanno dovuto lasciare la Sicilia, ma la portano sempre nel loro cuore.
  • La canzuna di l’emigranti è un canto verace e profondo.

Le canzoni tipiche siciliane nascono dal cuore. Sono espressione dei sentimenti più profondi dell’anima, scaturiscono dalla sincerità più assoluta. Quella di cui vogliamo parlarvi oggi è dedicata a tutti coloro che hanno lasciato, lasciano e lasceranno la Sicilia. Il fenomeno dell’emigrazione è (ahinoi) da sempre un tratto distintivo della nostra terra. In tanti continuano a partire, soprattutto per ragioni lavorative, ma non dimenticano mai le proprie origini. L’Isola lascia un segno indelebile nell’anima di chi vi è nato: sarà sempre una parte del suo essere e ricorrerà in un piccolo gesto, in un ricordo, magari in un modo di fare.

La Canzuna di l’emigranti Testo

La canzuna di l’emigranti (cioè La canzone dell’emigrante) è una canzone popolare siciliana che racconta di un emigrante che sta per partire. Inizia con un “io” narrante che domanda alla persona che parte cosa ha messo in una valigia che spesso è grande, ma anche vuota. La risposta è semplice e profonda: dentro quella valigia ci sono le strade del suo paese, le feste popolari, gli amici e il pane. Si tratta di una metafora: l’emigrante lascia la Sicilia per trovare lavoro, ma porta la Sicilia sempre con sé, poiché mette tutto ciò che la rappresenta dentro la sua valigia.

E un jornu pi casu ci addumannai all`emigranti:
Chi ci metti nta ‘sta valigia,
una valigia granni, ma spissu vacanti?
M`arrispunniu accussì allura l`emigranti:

Ci mettu la casa, ci mettu la strata
e lu barcuni di la me zita.
Ci mettu la piazza, ci mettu l`amici
e la festa di lu paisi.
Ci mettu la pasta, anticchia di pani,
chi dunni travagghiu ‘unni lu fannu accussì.
Ci mettu la zagara rigina
e la lingua di li me canzuni.
È chi sugnu scarsu, ‘un c’è chi fari,
a jri luntanu pi travagghiari,
però lu ricordu è ‘nta ‘sta valigia.
Li cosi cchiù beddi ‘un si ponnu lassari.

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