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L’importanza della leggenda del Fico d’India.

  • Quando parliamo di leggende siciliane, parliamo di tradizione. L’isola è ricca di aneddoti da scoprire.
  • Oggi vi raccontiamo una, anzi due, storie, davvero interessanti, su un simbolo della Sicilia.
  • I fichidindia sono frutti amati e preziosi, buoni e ricchi di proprietà benefiche.
  • Non tutti sanno, però, che secondo “qualcuno” in origine erano velenosi.

Poteva non esistere una leggenda sul fico d’India? Certo che no. Anzi, a voler essere precisi, ce n’è anche più di una. Quella che ci riguarda più da vicino è una invenzione del celeberrimo Giuseppe Pitrè, scrittore, letterato ed etnologo. Nel suo continuo approfondimento sulla Sicilia, si è anche occupato del frutto-simbolo dell’isola. Prima, però, di conoscere la leggenda nella versione di Pitrè, facciamo un salto in Messico, terra d’origine dei fichi d’India. Qui c’è una interessantissima leggenda del fico d’India. Si narra che gli antichi Aztechi lo chiamassero “nopalli”. Lo consideravano come il loro simbolo.
Una loro credenza, quando ancora senza una patria vagavano nelle lande desolate del  Messico settentrionale, narrava che solo quando avrebbero visto un’aquila appollaiata su un cactus, lì avrebbero dovuto costruire la loro capitale. Si dice che questo evento si avverò su un isolotto deserto di un lago della zona della valle del Messico. Qui fondarono quella che diventò la loro splendida, chiamata Tenochtitla, il cui nome significava appunto: “Il luogo dove abbondano i frutti del cactus Nopalli che si erge sulla grande pietra”. Oggi il fico d’India appare nello stemma della Repubblica Messicana.

Dopo questo piccolo viaggio in Messico, torniamo in Sicilia. Ed ecco, dunque, la leggenda del fico d’India inventata da Giuseppe Pitrè. Secondo l’etnologo, lu pedi di ficudinnia era pianta velenosa, portata in Sicilia dai Turchi per distruggere i siciliani e che il buon Dio, che tanto ci ama, li avrebbe resi dolcissimi ed anche benefici; battezzato, in seguito, come “frutto della salute”.

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