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maccuU Maccu o il macco è stato per tantissimi anni un cibo da poveri.
Si trattava di fave secche lasciate dentro una pentola con dell’acqua e del sale per tutta la notte, poi fatte cuocere ed ammaccate con una forchetta cosi da ridurle in purea e poterle mangiare anche se non si avevano i denti tutti al loro posto.

In un altro articolo abbiamo visto come le fave fossero considerate la carne dei poveri. E considerando il lavoro logorante e pesante che facevano, avevano proprio bisogno di un piatto unico che fornisse loro energia e proteine. Non di rado la si mangiava a cena così come a colazione.

Solo 40 anni fa i padroni dei latifondi razionavano u maccu in scodelle che fossero il pasto principale dei loro braccianti. Molto spesso senza neppur un filo d’olio d’oliva a condimento. Solo in giornate particolari si dava loro anche la pasta. Una di queste era la giornata della trebbiatura.

Oggi, invece, se cerchiamo il macco nei ricettari siciliani troviamo delle ricette ricche. Se un tempo le fave erano l’unica cosa a descrivere il piatto, oggi troviamo ingredienti come il finocchietto selvatico, olio d’oliva, caciocavallo e la pasta corta, che viene unita a metà cottura alla purea di fave.

Ricetta del maccu citata da Correnti

Le fave vanno sgusciate e lasciate a riposo in acqua salata e profumata da del finocchietto selvatico o altra verdura aromatica. Nella stessa acqua vanno cotte. A fine cottura le si deve schiacciare con una forchetta fino a quando si ottiene una purea. Il piatto a questo punto va condito con dell’olio crudo e del pepe nero macinato al momento.

Nel caso in cui si volesse aggiungere la pasta, l’autore suggerisce di fare a pezzetti gli spaghetti.

In alcune località si usa condire il maccu con del lardo tagliato a pezzettini.

Autore | Viola Dante;