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L’idioma parlato in tutti i porti del Mediterraneo.

  • Sabir lingua franca mediterranea: così comunicavano popoli diversi.
  • Noto anche come “Petit Mauresque“, era molto diffuso anche in Sicilia.
  • Nel 1830 venne addirittura pubblicato un dizionario di questa lingua del mare.

Sicilia crocevia di popoli, terra di mare e di culture differenti. In tanti hanno solcato e continuano a solcare il territorio della nostra isola, lasciando tracce e testimonianze che ci legano idealmente al passato. Tra le curiosità che non tutti conoscono c’è anche il Sabir lingua franca mediterranea. Se non sapete di cosa si tratti, mettetevi comodi, perché lo scopriremo insieme. Era un idioma pidgin (cioè derivante dalle lingue di popoli diversi) “di servizio”: si parlava in tutti i porti del Mediterraneo, tra l’epoca delle Crociate e tutto il XIX secolo. Basta questa piccola introduzione per comprenderne l’importanza e la genialità. Ne esistevano diverse varianti, ma la più diffusa e persistente era composta da un lessico al 65-70% italiano, 10% spagnolo, con parole di varie lingue mediterranee, come arabo, catalano, sardo, greco, occitano, siciliano e turco. E questo è solo l’inizio.

Sabir lingua cosa è

Il nome Sabir potrebbe essere una storpiatura del catalano “saber”, cioè “sapere”. Lingua franca, invece, deriva dall’arabo lisān-al-faranğī. Il secondo termine è in seguito passato ad indicare qualsiasi idioma che metta in contatto parlanti di estrazione diversa. Sabir lingua franca mediterranea, dunque, conosciuta anche come Petit Mauresque, cioè “piccolo moresco” in francese. Grazie ad essa potevano agevolmente comunicare i commercianti europei e gli arabi e i turchi. La parlavano anche gli schiavi di Malta, i corsari del Maghreb e i fuggitivi europei che trovavano riparo ad Algeri. Aveva una morfologia molto semplice e un ordine delle parole molto libero. Si usavano molte preposizioni, poiché mancavano alcune classi di parole, come gli aggettivi possessivi. I tempi verbali erano limitati.

Il primo documento in Sabir risale al 1296. È il più antico portolano relativo alla totalità del Mediterraneo, intitolato “Compasso da Navegare”. Nel 1891, invece, è stato trovato un importante documento proveniente da Djerba, in Tunisia. Nel 1830 viene pubblicato a Marsiglia il “Dictionnaire de la langue franque ou Petit mauresque”. Era un manuale scritto in lingua francese in occasione della spedizione francese in Algeria per la conquista di Algeri. Doveva servire ai soldati francesi per imparare e conoscere la lingua Sabir. Per comprendere l’importanza della lingua franca, sappiate che Carlo Goldoni ne aveva inserito frasi in alcune commedie, come “L’impresario delle Smirne” e “La famiglia dell’antiquario”. Molière, nel “Borghese gentiluomo” aveva addirittura immaginato una “cerimonia turca” in questa lingua.

Quando si smise di parlare Sabir?

La conquista francese dell’Algeria nel 1830 segnò la fine del Sabir lingua franca. Con lo stabilizzarsi dell’occupazione francese, vennero meno le condizioni politiche che ne avevano decretato il successo. In Europa, inoltre, il periodo di maggior prestigio dell’italiano era terminato: si era in piena egemonia della lingua francese. Era cambiato anche l’atteggiamento dei musulmani. Gli arabi cercarono di studiare la cultura europea. Così venne meno la ragion d’essere della lingua franca. Di fatto, il Sabir continuò a esistere per almeno un’altra cinquantina d’anni, ma andò sempre più francesizzandosi. Fonti: Wikipedia e La Ricerca Loescher. Foto.

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