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Santa Lucia Patrona di Siracusa - Foto di Giuseppe Marchisello-Photo

Lucia è il nome di una Santa cristiana uccisa violentemente sotto il regno di Diocleziano.
Si narra fosse nata a Siracusa nel 283 (circa).
Le fonti certe non sono tantissime. I racconti si perdono nella notte dei tempi. In ogni caso sono giunte a noi due narrazioni: una latina; l’altra greca.
Ed è proprio dal racconto greco, quello più anziano, che apprendiamo delle origini aristocratiche della giovane Lucia.

21835_308200244504_4486768_nSanta-luciaIniziamo da Ampelio Crema. Egli ha scritto che: «la prima e fondamentale testimonianza sull’esistenza di Lucia ci è data da un’iscrizione greca scoperta nel giugno del 1894 dal professor Paolo Orsi nella catacomba di san Giovanni, la più importante di Siracusa: essa ci mostra che, già alla fine del quarto secolo o all’inizio del quinto, un siracusano – come si deduce dall’epigrafe alla moglie Euschia – nutriva una forte e tenerissima devozione per la “sua” santa Lucia, il cui anniversario era già commemorato da una festa liturgica. Tale iscrizione è stata trovata su una sepoltura del pavimento, incisa su una pietra di marmo quadrato, misurante cm 24×22 e avente uno spessore di cm 3, tagliata irregolarmente. Le due facce della pietra erano state ricoperte di calce: ciò indica che la tomba era stata violata».
Ma cosa recita l’epigrafe?
Ecco le toccanti parole: “Euschia, irreprensibile, vissuta buona e pura per circa 25 anni, morì nella festa della mia santa Lucia, per la quale non vi è elogio come conviene. Cristiana, fedele, perfetta, riconoscente a suo marito di una viva gratitudine”.
Il culto della santa cominciò proprio a Siracusa dove esiste il «loculo», cioè la tomba primitiva, della santa sul quale è stata eretta una chiesa, rifatta poi nel Seicento.
Chi era Lucia?
I racconti la vogliono orfana di padre ed appartenente ad una ricca famiglia di Siracusa.
21835_304182084504_8095341_nRicca famiglia in disgrazia: la madre, Eutichia, era malata da anni ed aveva speso grandi somme di denaro per curarsi. Ma i risultati erano stati deludenti. Lo erano a tal punto che, con la speranza di un miracolo, la giovane Lucia (assieme alla madre) si recava al sepolcro di Sant’Agata per pregare.
Durante la preghiera Lucia si addormentò e fece un sogno nel quale la Santa le chiedeva il perchè proprio lei, Lucia, stesse a chiedere ad Agata qualcosa che poteva fare direttamente lei. In quel sogno S.Agata, inoltre, preannunciò il patronato di Lucia sulla città di Siracusa.
Una volta tornata in città la madre di Lucia guarì e per questo ella decise di consacrarsi esclusivamente a Cristo.
Ma Lucia era promessa sposa di un uomo pagano.
Ed egli, insospettito e preoccupato nel vederla vendere tutti i suoi averi per fare delle opere di carità, prima appurò delle sue volontà di sposarsi o meno e poi la denunciò come cristiana.
All’epoca, infatti, erano in vigore dei decreti di persecuzione nei confronti dei cristiani emanati proprio dall’allora Imperatore Diocleziano.
Lucia fu processata dinnanzi l’Arconte Pascasio.
Ella non nascose di essere cristiana, né di temere di esser esposta tra le prostitute: “Il corpo si contamina solo se l’anima acconsente”.
Si narra che ad un certo punto il proconsole ordinò che la donna fosse costretta con la forza ad essere esposta tra le prostitute, ma ella diventò così pesante, che decine di uomini non riuscirono a spostarla.
L’Arconte inoltre sottopose Lucia a tormenti, ma niente riuscì a far vacillare la sua fede. Ella ne uscì illesa, fino a quando venne fatta inginocchiare e decapitata.
Ma prima di morire annunciò la destituzione di Diocleziano e la pace per la chiesa cristiana.

Festa di S. Lucia 13.12.2009 Siracusa - Inviata da Francesco CAPPIELLOQuindi non si strappò gli occhi?
No, il racconto per il quale Lucia si fosse strappata da sola gli occhi prima dell’esecuzione è privo di fondamenti ed anche assente nelle tante narrazioni e tradizioni.
L’immagine di Lucia con gli occhi sulla coppa o sul piatto è da collegarsi solo alla devozione popolare che invoca la santa come protettrice della vista (Lucia, dal latino lux = luce).
Inoltre l’iconografia vede spesso gli occhi accompagnati da un pugnale conficcato in gola, perchè gli Atti latini descrivono che la morte della santa avvenne per jugulatio e non per decapitazione.

Il culto di Santa Lucia
Nel luogo simbolo della sua morte, i cristiani di Siracusa costruirono un tempio nel quale i fedeli potessero pregare e stare più vicini alle sante reliquie.
Nel 590 è la volta di papa Gregorio Magno, che inserisce il nome di Lucia nel Canone della Messa, indicandola alla venerazione di tutta la Chiesa.

Il corpo di Lucia è ancora a Siracusa?
No.
Nel 1039 il generale bizantino Giorgio Maniace tolse momentaneamente agli Arabi la Sicilia orientale e trasportò a Costantinopoli il corpo di Lucia.
Poi, nel 1204, durante una delle tante battaglie per la riconquista di Gerusalemme, i crociati riescono a metter le mani sulle reliquie ed il doge Enrico Dandolo ordinò che il corpo della santa fosse portato a Venezia come bottino di guerra.
E’ lì che il corpo della santa si trova tuttora.

Tuttavia queste vicende non affievolirono il culto siracusano e siciliano per Santa Lucia.
Tutt’oggi, infatti, festeggiamo la santa sia il 13 dicembre che a maggio (festività tutta sicula) per adempiere ad un voto fatto nel 1646 durante una grave carestia, che ebbe a colpire proprio Siracusa.

A questa carestia ed al voto fatto alla Santa è legata la tradizione di consumare il frumento senza prima averne fatto farina.
Ecco da dove nasce la tradizione della cuccìa.
Ed ecco perchè il 13 dicembre non mangiamo pane o pasta, ma cuccìa ed arancine di tutte le forme e ripiene di mille condimenti.
La tradizione narra infatti che, durante la dominazione spagnola, la città di Siracusa fosse stata colpita da una tremenda carestia.
Ma proprio nel momento di massima disperazione una nave carica di frumento arrivò.
Un prodigio. Un miracolo.
Fu in quella occasione che il grano fu consumato direttamente bollito, trasformandolo in cuccìa.

In alcune località siciliane la cuccìa è un piatto a base di grano e legumi.
In altre, come la mia Palermo, è un dolce a base di grano bollito e crema di ricotta (“una cosa veramente eccezionale!”).

Viola Dante

Foto di Giuseppe Marchisello, Francesco Cappello