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L’isola di Pantelleria è famosa per il suo mare cristallino, il territorio di origine vulcanica e, naturalmente le sue produzioni tipiche. Tra queste, impossibile non citare il cappero di Pantelleria, dal sapore aromatico e salato: a conferire un carattere unico a questo arbusto della flora mediterranea è l’incontro tra clima, metodi di lavorazione e territorio. Il cappero di Pantelleria è conosciuto fin dall’antichità, quando si credeva avesse virtù afrodisiache: citato da autori come Plinio e Dioscoride, se ne fa un accenno anche nella Bibbia.

Si tratta di un prodotto molto versatile per l’utilizzo in cucina, che può arricchire numerose portate, a cominciare dagli antipasti, per passare a primi, secondi e contorni. Quelli più piccoli e sodi possono essere consumati anche crudi o in insalata, mentre quelli più grandi e morbidi vengono utilizzati solitamente per preparare sughi, salse e patè. Immancabile “souvenir” per quanti trascorrono una vacanza nell’isola, viene utilizzato per molte preparazioni tipiche della cucina mediterranea. Per potersi avvalere dell’Indicazione Geografica Protetta Cappero di Pantelleria, deve essere coltivato nel territorio dell’omonima isola, in provincia di Trapani: la produzione massima di capperi freschi consentita è di 1,5 chili per pianta e 3 tonnellate per ettaro.

Il terreno dell’isola è di origine vulcanica ed estremamente arido per la mancanza di corsi d’acqua, ma il cappero di Pantelleria ha esigenze idriche molto limitate e “sfrutta” la coltivazione in piena terra. Percorrendo le strade dell’isola ci si imbatte in frequenti terrazzamenti, muri a secco costruiti per proteggere le viti ed i capperi. Le piante di capperi, facilissime da riconoscere, sono da sempre stata parte integrante del paesaggio tipico – ed a tratti “selvaggio” dell’isola.

Capperi – Pantelleria – Foto di jc Maccotta