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Per Francesca Romana Barberini, volto noto della TV e voce autorevole dell’enogastronomia italiana, la Sicilia non è solo una regione: è un’esperienza totale. “Sicilia è una parola che evoca emozioni. È un luogo da vivere, da scoprire, da gustare con tutti i sensi. Una terra magica” racconta Barberini, con l’entusiasmo autentico di chi la bellezza non si limita a guardarla, ma la racconta per passione e per mestiere.

Conduttrice del programma “Cuochi e Dintorni” su Alice TV e protagonista della trasmissione radiofonica “Segreti in Tavola”, Francesca è anche una produttrice agricola, una foodwriter e una consulente di comunicazione. Vive nella campagna romana, dove coltiva olio extravergine, ma il cuore della sua narrazione ha spesso il sapore e i colori del Sud.

Un racconto che parte dalla verità

“La Sicilia è un luogo di contraddizioni affascinanti: vedi scorci decadenti accanto a industrie all’avanguardia- ci ha spiegato in occasione del Festival del giornalismo enogastronomico di Vittoria. È un’isola nelle isole, con infinite anime da esplorare. Non basta una vita per scoprirla tutta” dice. E non è solo un modo di dire: per lei, raccontare i territori è anche un atto di restituzione e di valorizzazione.

Nel suo modo di fare comunicazione non c’è spazio per la finzione: “La ricetta perfetta non esiste, né in cucina né nella comunicazione. Conta la passione. Conta l’aderenza alla realtà, la verità dell’informazione e l’entusiasmo del racconto”. Una filosofia che si riflette nei suoi programmi, sempre costruiti intorno a storie vere, persone reali e soprattutto buone pratiche.

Barberini crede nel “saper fare italiano”, quello che trasforma ingredienti arrivati da lontano — come pomodoro, caffè o cacao — in simboli assoluti dell’identità nazionale. E proprio per questo, trova nella Sicilia un concentrato di quell’energia creativa che unisce storia, cultura, innovazione e artigianalità.

“In Sicilia, la tecnologia convive con la tradizione, l’innovazione nasce guardando al passato. È questo mix che la rende unica. E per questo bisogna tornarci, tornarci, e tornarci ancora”.

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