Acqua e zammù: il rituale dei palermitani

Più che una bevanda, sarebbe più corretto parlare di uno stile di vita dei palermitani; uno stile di vita che i più malinconici non riescono ancora a dimenticare. Stiamo parlando di acqua e zammù, la bevanda siciliana tramandataci dagli arabi. 

Si, perché non dobbiamo andare troppo lontano, per scoprire le prime tracce di acqua e zammù. La bevanda infatti era molto diffusa fra gli arabi. 

Composta in prevalenza di acqua e anice era diventata un simbolo della bella Sicilia per le vie della città. Il re indiscusso di questa speciale bevanda era l'acquavitaro. L'acquavitaro si incontrava ovunque: nei mercati, per le vie principali della città e negli angoli e le piazze più suggestive di Palermo.

Una bevanda questa che era riuscita ad entrata nelle ossa pure dei nostri antenati. Già nell'Ottocento, le nobildonne si fermavano a bere acqua e zammù nei chioschetti più influenti della città. Il successo della bevanda, diramatasi  in maniera capillare a Palermo, lo si deve alle sue caratteristiche dissetanti. 

Acqua e zammù: le origini del nome

Il termine deriva da sambuco e rappresenta un antico digestivo, servito insieme alla cosiddetta “mosca” ossia un chicco di caffè inserito all’interno del bicchierino. 

Un ricordo questo sempre vivo nella mente dei palermitani.

Laura Parlavecchio