Ci sono dibattiti che dividono per anni, anche se non fanno male a nessuno. In Sicilia ce n’è uno che accende animi e padelle più di ogni altro: si dice arancina o arancino?
E quando a parlarne è Carmen Consoli, voce inconfondibile e cuore catanese, il caso viene ufficialmente riaperto. È successo in un episodio di “Supernova”, il podcast condotto da Alessandro Cattelan, dove la cantautrice è stata ospite e, tra un ricordo e l’altro, ha espresso la sua personale opinione.
Con un sorriso e tutta la sicurezza di chi vive da sempre il derby Palermo-Catania, Carmen Consoli ha messo in chiaro una cosa: non è solo una questione di nome, ma di identità. Tradizione, forma, simbolo.
Due forme, due culture, un solo amore: il riso fritto
“Abbiamo ragione tutte e due”, dice all’inizio, ma poi arriva la spiegazione: “Se vai a Catania al bar, chiedi un arancino. Te lo danno nella carta oleosa, ed è una piramide”. Quella forma appuntita non è casuale: è un omaggio all’Etna, il vulcano che domina la Sicilia orientale. “Ha anche una certa forma fallica”, aggiunge con una risata.
Poi il colpo di scena. “Quella tonda è l’arancina. È femmina, come l’arancia. Quindi i palermitani hanno ragione. Almeno, in questo”. E così, Carmen mette d’accordo tutti e nessuno: sì all’arancina, ma anche sì all’arancino. Basta non confonderli!

Tra una battuta e l’altra, Carmen Consoli regala un piccolo corso accelerato di antropologia del fritto. Perché in Sicilia, si sa, ogni ricetta ha una storia. E ogni parola ha un significato.
“L’arancino piramidale è un omaggio al mondo Etna. È un gioiello piramidale”, dice. E non serve un dottorato per capire che parla sul serio, anche se fa ridere. Per lei, il cibo è identità, forma, emozione.
E mentre Cattelan sorride e prova a tenere il passo, Carmen Consoli va dritta al punto: non è solo una palla di riso fritto. È la tua terra, è casa, è chi sei.
Un discorso che, proprio in questi giorni, risuona con ancora più forza a Palermo, dove il conto alla rovescia è già cominciato.
Domani a Palermo è Santa Lucia: vietato sbagliare nome
E proprio domani, 13 dicembre, è Santa Lucia, una ricorrenza che i palermitani attendono con ansia. Secondo la tradizione, a Palermo niente pane e pasta, ma solo riso. Tradotto in breve: fiumi di arancine, pronte a invadere le strade e le case. Dai gusti classici alle versioni più creative, al pistacchio, al nero di seppia, con gamberi, vegetariane, dolci, è una festa di sapori e orgoglio siculo.
E guai a chiamarle arancini nella capitale dell’arancina. Mentre Palermo si prepara a friggere come se non ci fosse un domani, le parole di Carmen Consoli risuonano ancora: “È l’arancia… quindi hanno ragione i palermitani”. Ma un secondo dopo, la forma conica torna protagonista.
E allora tanto vale lasciarsi andare alla festa, mordere senza pensarci troppo e ammettere: che si chiami arancina o arancino, è sempre amore a primo morso.
