Vi si accede spesso da un ampio vialetto alberato che iniziava da un cancello monumentale in ferro battuto, con pilastri in pietra bianca o mattoni pieni.
Dal viale alberato si giungeva allo spiazzo antistante la casa padronale vera e propria.
Ad essa ci accedeva attraverso una scala molto ampia, a volte rivestita in marmo, ma quasi sempre si ritrovano degli scalini in pietra arenaria locale.
La scala porta ad un ampio ballatoio e talvolta in una terrazza mattonella in cotto, che girava attorno a tutta la casa o almeno su tre lati.
Questo fenomeno costruttivo si può rilevare da due osservazioni: la prima è la non assialità spesso degli archi sorreggenti il terrazzo con l’asse delle aperture sottostanti, la seconda è la dilatazione che avviene tra il corpo principale di fabbrica e il corpo aggiunto che crea delle micro lesioni all’innesto tra le murature dei pilastri reggiarco e la struttura muraria della casa. Il piano nobile è sempre costituito da una sequela di stanze una appresso all’altra. Quasi sempre, non ci sono disimpegni, la forma è generalmente rettangolare e le stanze sono una suddivisione logica del rettangolo perimetrale costituendo stanze rettangolari in murature per lati.
Tutte le stanze, se erano prospicienti a terrazze o ballatoi avevano le aperture a balcone. Erano tra loro collegate con porte a due ante, costruite sempre in legno a giro cornici e specchi sagomati a diamante completati da cornici in legno a giro delle porte.
Le volte delle stanze erano finte, in incannucciato ed orditura in legno e sigillate con gesso per coprire le orditure del tetto, cui tuttavia attraverso una scaletta si poteva accedere.
Naturalmente, i servizi igienici erano sistemati quasi fuori della casa, in casottini a sbalzo sul vuoto al fine di eliminare subito, per igiene, gli scarichi che finivano nella terra sottostante per essere bruciati con calce viva.
Alla comodità interna della casa padronale corrispondeva anche una ricercatezza formale dei prospetti sempre abbelliti con paraste di pietra calcarea con cornicioni e stipiti alle porte, creando architetture piacevoli ed equilibrate sempre a misura d’uomo, rendendola ridente nell’intorno del paesaggio agricolo nebroideo.
Apprezzare la bellezza dell’architettura rurale diventa sempre più difficile. Le motivazioni hanno varia natura, a partire della sempre maggiore distrazione con cui osserviamo il mondo che ci circonda, sempre più velocemente, fino ad arrivare alla difficoltà di vivere in un centro che conserva connotazioni rurali, che si hanno nel trovare ancora in “piedi”; queste strutture che hanno caratterizzato la “storia dell’architettura rurale”.
Le architetture rurali fanno ormai parte del nostro bagaglio culturale ed hanno raggiunto un cosi alto livello di integrazione ambientale che, a volte, diventa difficile immaginare un paesaggio senza l’edificio rurale ad esso associato.
Tutte queste realtà sono state documentate con fotografie, sopralluogo e rilievi, ed hanno portato a considerare una esigenza comune, cioè quella di un sistema tutelato, mirato alla riqualificazione e valorizzazione del territorio e dell’ambiente.
A cura dell'Ing. Maria Scalisi
Ingegnere Edile per il Recupero