Nel recente approfondimento che il settimanale "Giallo" ha dedicato al caso Loris Stival, oltre alle indiscrezioni sull’esito della perizia psichiatrica – Veronica Panarello lucida e capace di intendere e di volere – è stata focalizzata l’attenzione su un indizio parecchio importante. Anche perché confuterebbe l’ultima versione dei fatti fornita dalla donna, quella in cui accusa il suocero Andrea Stival.
La Panarello ha infatti riferito che il suocero avrebbe strangolato il piccolo Loris e che su sua indicazione lei avrebbe guidato l’auto con a bordo l’uomo e il cadavere del bambino fino al canalone di contrada Mulino Vecchio, percorrendo in retromarcia la strada sterrata fino al punto in cui venne ritrovato il corpicino senza vita del bambino. Fu sempre Andrea Stival, a detta di Veronica, a prendere il cadavere dal bagagliaio dell’auto, sollevarlo di peso e appoggiarlo sul muretto in cemento da cui fu scaraventato giù.
Di questa sua verità, tuttavia, non vi sarebbe alcun riscontro oggettivo. Anzi, un indizio, semmai, smentirebbe la Panarello in questo frangente, cioè le scarpe di Loris: gli esami dei periti incaricati dalla Procura di Ragusa appurarono la presenza di terriccio (lo stesso dell’area del canalone) sulla punta della scarpetta destra del bimbo, segno di un probabile trascinamento. Di quella terra però non fu trovata traccia sulle suole delle calzature.
Questo particolare potrebbe dunque significare che chi occultò il corpicino di Loris, non riuscendo a portarlo in braccio perché troppo pesante, dovette trascinarlo per un tratto prima di gettarlo nel canalone. Se le cose fossero andate come Veronica racconta, e Andrea Stival lo avesse condotto in loco tenendolo tra le braccia, perché allora quel segno di trascinamento nella punta della scarpetta? Anche questa contraddizione potrebbe rappresentare un nuovo indizio di colpevolezza a carico della stessa Panarello.
