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01Francesco Messina fu uno scultore italiano, considerato dalla critica tra i più grandi del Novecento. Nato a Linguaglossa, in provincia di Catania, si trasferì ben presto a Genova dove visse e studiò fino all'età di trentadue anni.

Le sue opere sono disseminate in tutta la penisola e hanno caratterizzato la scultura figurativa del secolo scorso. Sua è la statua di Santa Caterina da Siena collocata sul lungotevere di Castel Sant'Angelo, la Via Crucis di San Giovanni Rotondo, e il Monumento a Pio XII nella Basilica di S. Pietro, tanto per citarne alcuni. Molte delle sue opere sono dislocate nei più prestigiosi musei del mondo: tra cui Göteborg, Oslo, Parigi, Barcellona e San Pietroburgo.

Nel 1932 si trasferisce a Milano, dove ottiene la cattedra di scultura presso l'Accademia Brera. Dopo soli due anni dall’assegnazione del ruolo, ovvero nel 1936, Messina ne divenne anche il Direttore, carica che mantenne fino al ‘44.

Negli anni Trenta partecipa a molte importanti mostre collettive d'arte italiana all’estero, che si vanno ad affiancare alle esibizioni degli anni Venti presso la Biennale di Venezia.
Nel 1934 esegue “Giobbe”, scultura in bronzo conservata oggi nella Raccolta di Arte Contemporanea del Duomo di Ravello, in provincia di Salerno. Suo è anche il grande monumento a Cristoforo Colombo nella città di Chiavari e il “Regisole”, monumento equestre situato davanti al Duomo di Pavia, realizzato nel 1937. Allo stesso anno appartiene il “Ritratto di Salvatore Quasimodo”.

Nel 1938, scolpisce il gruppo in marmo di San Carlo per l’Ospedale Maggiore di Niguarda a Milano. Nel 1942, si aggiudica il Premio di Scultura alla XXIII Biennale Internazionale d’arte di Venezia, sua fu la mostra personale allestita per l’occasione con quindici sculture e diciassette disegni. Nel 1943 gli viene assegnato il titolo di Accademico d'Italia. Nel 1949 espone alla 3rd Sculpture International, manifestazione scultorea di Filadelfia, insieme a Marino Marini e a Picasso.

Al 1963 risalgono il monumento a Pio XII per la Basilica di San Pietro e il busto di Pietro Mascagni commissionato dal Teatro alla Scala. Nello stesso anno, a Firenze, gli viene conferito il Premio Michelangelo per la scultura. Nel 1966 esegue il Cavallo morente per la RAI. Situato presso la sede principale di via Mazzini 14, a Roma, la statua divenne ben presto simbolo controverso dell'azienda radiotelevisiva italiana.

Muore nel 1995 a Milano.

Tra le opere più celebri dello scultore siciliano c'è il "Cavallo morente". L'opera in bronzo gli fu commissionata dall'allora Direttore Generale Bernardi. Alta 4,60 metri e lunga 5,50, con un peso complessivo (compresa la base) di ben 25 quintali, necessitò di un lavoro di ben due anni. Recentemente, il “Cavallo morente” è stato restaurato dall'Istituto Centrale per il Restauro del Ministero per i Beni Culturali; un lavoro che ha richiesto ben 6 mesi e ha visto impegnati due restauratori e quattro allievi.

Meno noti al grande pubblico, sono le quattro grandi statue di cavalli in movimento. Sempre in bronzo, delle dimensioni pari a quelle naturali, i quattro modelli furono realizzati per il progetto di un’opera civile destinata al Palazzo dei Congressi di Roma. L'opera finita prevedeva dimensioni doppie rispetto alla grandezza naturale, e una quadriga, ma non venne mai realizzata a causa dello scoppio della Guerra. I modelli in gesso, rimasti a Francesco Messina e realizzati nel ‘41, furono successivamente fusi in bronzo a spese di Giovanni Leone, politico e amico dello scultore, futuro Presidente del Consiglio dei Ministri e della Repubblica.

Dal 1970, l'opera in bronzo è esposta presso la proprietà privata del Leone, alle porte di Formello. I quattro cavalli misurano circa 2,16 metri di altezza, 2,66 di lunghezza e 96 centimetri di larghezza e sono posti uno accanto all'altro; due cavalli guardano verso la propria destra e due verso sinistra.

Autore | Enrica Bartalotta

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