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PALERMO – Si continua a scavare nella storia della cocaina a Palermo. Tra i clienti "vip", oltre a un poliziotto adesso destituito dall'incarico, ci sarebbe anche un avvocato. Ma, come riporta il "Giornale di Sicilia", tra le telefonate per prendere contatti con i pusher arrivavano anche da due numeri intestati alla regione siciliana e da uno della corte dei conti. Le indagini sono partite dall’ascolto delle centinaia di telefonate che ogni giorno arrivavano a Giuseppe Cutino. Su gds.it si legge:

“Ah la barba ti devi fare? – diceva all’avvocato -. Ma eventualmente, a te, Collica di viale Strasburgo ti viene lontano? No perché non sono solo, solo per questo, hai capito?”. In alcuni casi, la consegna era “a domicilio”. “Sono allo studio”, dice l’avvocato. Quindi il pusher gli dice: “Scendi che sto passando”. Invece, qualche istante dopo, i due si risentono e Cutino rettifica affermando: “Va bene salgo io, che piano è?”.

Con l’agente l’appuntamento era davanti a Villa Filippina, lo scambio soldi-droga sarebbe avvenuto all’interno di un’auto. Quando il poliziotto è uscito è stato controllato e gli è stato trovato un grammo di cocaina. Una settantina i contatti accertati tra Cutino e l’agente. In un altro caso, le telefonate partivano dall’assessorato regionale alla Sanità.

“Allora si può fare il discorso della pietra?”, chiedeva l’acquirente.  “Pietra lunga e stretta”, chiariva. In pratica, i soldi venivano messi dal cliente sotto una pietra e il pusher prendeva il denaro e lasciava la droga. Ma anche in questo caso, la polizia ha sventato lo spaccio prelevando la cocaina dal luogo nascosto, tanto che lo spacciatore – che se ne era accorto – si affretta a dire all’acquirente di evitare di scendere.

Ascoltando Cutino, gli inquirenti arrivano a una donna che sponsorizzava i vari pusher e recuperava altri clienti per loro. Aveva deciso di rifornirsi anche da Antonio Napolitano e diceva ad altri clienti “non devi chiamare Mario, devi chiamare l’amichetto mio nuovo… devi chiamare Antonio, e se ti dico una cosa è quella… c’è un motivo… dico, una cosa ti dico, non c’è motivo di… dirne altre… di farne altre, giusto gioia mia? Chiama, chiama a lui senti ti do il numero dai…”.

E allo spacciatore dice che questo nuovo potrà essere un ottimo acquirente: “Ti rendi conto… si mangia bene… mangiamo bene…”. Nelle telefonate si cerca di chiamare la droga con altri nomi:  “Me li puoi portare due Ceres fratello?”, “Passa tu… però mi devi portare due cataloghi”, “Puoi passare e lunedì ti chiudo il conto???”,  “Me li puoi prendere quattro Ceres?… Cinque Ceres?”, “Vita ho 7 persone a cena, cazz se lo sapevo prima mi dispiace farti tornare”.

La droga, ogni tanto, non è eccezionale tanto che Napolitano dice a un cliente: “Sembra diverso questo mangiare”; ed ancora “Sembra che abbiamo mangiato diverso lì, al ristorante di ieri, capito?”; quindi: “E’ diverso il mangiare, lo abbiamo avuto il mangiare…”; ed infine: “No, cioè, non è mangiare nostro, non è ristorante per noi, questo taverna è!”.