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Martina, 25 anni, mercoledì sera è stata respinta dai buttafuori dell’Old Fashion di Milano a causa del kit di sopravvivenza da cui non poteva separarsi. Per ragioni di sicurezza, liquidi e bustine nel locale non sono ammesse. Ma lei, malata di diabete mellito di tipo 1, deve avere lo zucchero sempre con sé. "Quando vai in ipoglicemia, anche solo per una emozione o un piccolo errore di calcolo, il cervello va d’improvviso in blackout. Non riesci a parlare, né a camminare, stai male. Hai la tachicardia, il corpo ti si svuota. Rischi di svenire e avere le convulsioni, devi intervenire subito, rialzare i livelli di glucosio in pochi secondi", racconta la ragazza al "Corriere della Sera". Ai buttafuori ha mostrato il tesserino medico. Niente da fare: "Al bar ti danno quanto zucchero e succo vuoi".

Lei e i suoi amici non sono entrati. Ma l'indomani è scoppiata la polemica. "Non c’è cura, solo terapia. È stato l’inizio di una vita nuova dove sono il medico di me stessa, mai più spensierata. Dipendente sempre da penne di insulina, carboidrati misurati a ogni pasto e bustine di zucchero. Dieci buchi alle dita ogni giorno con la penna per misurare la glicemia, altrettante siringhe di insulina. Di notte per controllare il livello di glucosio mi sveglio ogni tre ore. E come me tantissimi altri. Siamo 250.000 in Italia", spiega la ragazza.

Alla fine l'Old Fashion ha chiesto scusa. "D’ora in poi all’ingresso avremo sempre dei kit salvavita con zucchero e succo da consegnare a chi è malato di diabete e mostra il tesserino medico. E organizzeremo subito anche una serata speciale: parte dell’incasso andrà al centro di ricerca dell’ospedale San Raffaele. È il minimo per scusarci di fronte a tutte le persone con diabete che si sono sentite offese", dice in una lettera al "Corriere della Sera" il proprietario Roberto Cominardi.