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Un eccezionale recupero archeologico nelle acque delle Isole Egadi, in Sicilia porta alla luce reperti che raccontano la fine della Prima guerra punica. A spiccare tra i ritrovamenti è un elmo in bronzo del tipo “Montefortino” straordinariamente conservato e risalente alla battaglia delle Egadi del 241 a.C.. È stato riportato in superficie lo scorso agosto dai subacquei della Società per la documentazione dei siti sommersi (Sdss).

L’operazione, condotta sotto la supervisione della Soprintendenza del Mare e con il supporto delle istituzioni locali, rappresenta una delle scoperte più significative degli ultimi anni, tanto da essere ripresa da numerose e prestigiose testate internazionali.

Un elmo Montefortino unico al mondo

Tra i reperti, come anticipato, spicca un elmo Montefortino, completo di paraguance e in condizioni eccezionali. “L’elmo Montefortino è uno dei più belli e completi mai recuperati”, ha dichiarato l’assessore ai Beni culturali e identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato, sottolineando come ritrovamenti di questo tipo non solo arricchiscano la conoscenza storica, ma rafforzino l’immagine della Sicilia come custode di un’eredità culturale unica.

L’elmo ritrovato in Sicilia

La battaglia che cambiò il destino del Mediterraneo

Il 10 marzo 241 a.C. la flotta romana sconfisse quella cartaginese nelle acque delle Egadi, segnando la fine della Prima guerra punica. Secondo lo storico Polibio, Roma vinse nonostante l’inferiorità numerica grazie a una migliore preparazione militare. Questo successo consegnò ai Romani il controllo della Sicilia e segnò una svolta decisiva nella loro espansione nel Mediterraneo.

Reperti tra archeologia e tecnologia

Oltre all’elmo, sono stati recuperati circa trenta manufatti metallici sottoposti a TAC nello studio radiologico del dottor Giuseppe Perricone a Trapani. Le analisi hanno rivelato la presenza di spade, lance e giavellotti, armi impiegate nella battaglia. Dallo stesso sito è emersa anche una grande maniglia in bronzo di uso ancora incerto e, in una precedente campagna, un rostro romano con un’iscrizione che potrebbe collegarlo al console Gaio Sulpicio.

Il contributo internazionale

Le ricerche sono state rese possibili anche grazie al sostegno della Rpm Nautical Foundation, che ha messo a disposizione mezzi e fondi, e al contributo del mecenate statunitense Michel Garcia. Un esempio concreto di come la collaborazione internazionale possa dare nuova vita alla memoria storica sommersa.

L’eredità culturale della Sicilia

Questi ritrovamenti confermano il ruolo della Sicilia come un museo a cielo aperto, capace di custodire i segni delle civiltà che hanno fatto la storia del Mediterraneo. Ogni reperto recuperato dalle acque diventa un tassello di un racconto millenario che arricchisce non solo la conoscenza storica, ma anche l’identità culturale dell’isola. Foto: Credits, CC BY 2.0.

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