L’estate è la stagione d’oro per le zecche. Se da maggio a ottobre c’è il rischio maggiore di incontrarle durante le passeggiate nel verde, con l’aumento dei turisti in campagna, laghi e monti aumenta il numero di possibili vittime tra gli esseri umani. Questi parassiti, infatti, non sono ‘schizzinosi’ nello scegliere l’ospite e si posano indifferentemente su cani e cervi, scoiattoli o persone. Attenzione dunque alle gite in luoghi ricchi di vegetazione, con microclima preferibilmente fresco e umido, habitat preferito dalle zecche che però non disdegnano zone a clima caldo e asciutto o dove la vegetazione è più rada.
La loro presenza – indicano gli esperti Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità, sul portale Epicentro – dipende infatti essenzialmente dalla presenza sul territorio di ospiti da parassitare. Per questo luoghi come stalle, cucce di animali e pascoli sono tra i loro habitat preferiti. La zecca può essere vettore di diverse malattie infettive (tra cui la rickettsiosi, la febbre ricorrente da zecche, la meningoencefalite) che possono essere risolte con una pronta terapia antibiotica. Solo raramente (fino al 5% dei casi) e in soggetti anziani o bambini queste infezioni possono essere pericolose per la vita. Per evitare di essere morsi bisogna tener presente che le zecche non saltano e non volano sulle vittime: si appostano all’estremità delle piante aspettando il passaggio di un animale o di un uomo. Grazie all’anidride carbonica emessa e al calore dell’organismo, questi acari avvertono la presenza di un eventuale ospite e vi si insediano conficcando il loro rostro (bocca) nella pelle e cominciando a succhiarne il sangue.
Il morso è generalmente indolore perché le zecche emettono una sostanza contenente principi anestetici. Ecco alcuni consigli utili, indicati dagli esperti dell’Iss, per evitare i rischi quando si fanno passeggiate nel verde : 1) Vestirsi opportunamente, con abiti chiari che rendono più facile l’individuazione delle zecche; coprire le estremità, soprattutto inferiori, con calze chiare (meglio stivali), e utilizzare pantaloni lunghi e preferibilmente un cappello; 2) Evitare di toccare l’erba lungo il margine dei sentieri, non addentrarsi nelle zone in cui l’erba è alta; 3) Terminata l’escursione, effettuare un attento esame visivo e tattile della propria pelle, dei propri indumenti e rimuovere le zecche eventualmente presenti. Le zecche tendono a localizzarsi preferibilmente sulla testa, sul collo, dietro le ginocchia, sui fianchi; 4) Trattare gli animali domestici (cani) con sostanze acaro repellenti prima dell’escursione; 5) Spazzolare gli indumenti prima di portarli all’interno delle abitazioni.
Se individuate sulla pelle, le zecche vanno prontamente rimosse – chiedendo sempre consiglio al medico – perché la probabilità di contrarre un’infezione è direttamente proporzionale alla durata della permanenza del parassita sull’ospite. Bisogna comunque tenere presente che non tutte le zecche sono portatrici di infezione. La zecca deve essere rimossa in modo adeguato: non si deve toccare a mani nude, non si deve strappare con violenza rischiando di lasciare il rostro nella pelle e non si deve schiacciare il corpo della zecca o usare alcol, acetone, trielina, ammoniaca, oggetti arroventati per evitare che la sofferenza indotta possa provocare il rigurgito di materiale infetto. Alla rimozione della zecca dovrebbe seguire un periodo di osservazione della durata di 30-40 giorni, per individuare la comparsa di eventuali segni e sintomi di infezione. Se dovesse comparire un alone rossastro che tende ad allargarsi, oppure febbre, mal di testa, debolezza, dolori alle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi, è importante rivolgersi al proprio medico curante.
Peppe Caridi
