“Nei disciolti delle acque dell’Etna, è risaputo, vi sono molti elementi chimici che non riscontriamo in altre parti della Sicilia. L’acqua del vulcano contiene anche quantità limitate di idrocarburi naturali. Può accadere che, in presenza di una risalita di una maggiore quantità di gas dal sistema profondo, nelle gallerie drenanti si possono realizzare, per brevi intervalli, apporti maggiori al normale di alcuni componenti. Nei prossimi giorni abbiamo in programma una nuova serie di verifiche e analisi per aggiornare il quadro, così come facciamo ogni mese,” dichiara Rocco Favara, direttore dell’Unità funzionale di Geochimica dell’Ingv di Palermo. “Un altro elemento che da settimane teniamo sotto stretto controllo è l’attività alle Salinelle di Paternò. I vulcanetti di fango emettono attualmente flussi di gas, prevalentemente metano, con un’intensità tre-quattro volte superiore alla media. Anche se non esiste una prova diretta che l’aumentato flusso di componenti organici abbia un coinvolgimento magmatico, è molto probabile che il ribollire del fango sia legato alla risalita dei gas dal sistema etneo. Del resto, anche i dati satellitari raccolti dai colleghi di Catania parlano di una ripresa del rigonfiamento dell’edificio vulcanico sin dai primi giorni di aprile.”
F.F.
Meteoweb