Sciacca, cittadina termale nell’estrema provincia agrigentina e linea di confine con la provincia trapanese, per molti versi è rimasta uguale a sé stessa almeno da quando io ho memoria per ricordarmene: ovvero una quarantina d’anni.
Questo, che potrebbe sembrare un fatto negativo, costituisce invece una delle ragioni per cui a Sciacca è sempre bello tornare: perché gli usi, i costumi ed i profumi, sanno ancora di un “tempo che fu”; come il dolce saccense per definizione, ovvero la Cucchitella.
Un involucro di pasta di mandorla a volte aromatizzata all’arancia o al limone, che racchiude al suo interno un dolcissimo e morbido cuore di ripieno: la “conserva”, volgarmente, e dunque di solio il cedro candito.
Poi, ad aggiungere dolcezza su dolcezza e calorie su calorie, una colata di glassa di zucchero: la ghiaccia reale o, più siculamente, “ ‘ a ilata”.
E così per le vie del centro, poche e tutte parallele su diversi piani, ci si imbatte in botteghe artigianali dedite alla produzione di ceramica ed in bar con interi vassoi di cucchitelle a far bella mostra di sé.
Ma, se si hanno buone gambe e la temperatura lo consente, val la pena di “scendere al porto” all’ora in cui rientrano i pescherecci con il loro carico di pesce azzurro ma non solo.
Paese di terme e panorami mozzafiato, da sempre patisce un’insensata mancanza di ricettività alberghiera di buon livello: l’ospitalità è affidata ai B&B ed alle pensioni, e l’unico albergo – afferente alle Terme – non è esattamente in centro anche se gode di un panorama unico.
Insomma, Sciacca ammaliante che sa di “antico”, che val bene una gita alla scoperta di vicoli in cui si sente ancora profumo di sapone molle: di quando tutto era più semplice, il mondo era più piccolo ed il pane era più buono.
Di: Alessandra Verzera – Direttore Responsabile di www.sceltedigusto.it