"La mafia doveva consegnare alla giustizia Giuliano morto perché lui sapeva troppe cose. Io così la so la storia e così la racconto". È quanto affermato dall'ultimo testimone oculare, che insinua dubbi sull'uccisione del celebre bandito di Montelepre, in provincia di Palermo. A parlare è un uomo che ha conosciuto Giuliano e che è stato al suo fianco negli anni della latitanza.
Sui misteri che aleggiano attorno alla figura di Giuliano sta indagando Valentina Gebbia, scrittrice, giornalista e regista, insieme al criminologo Nunzio Giangrande. Dal racconto dell'ultimo testimone oculare (si tratta di una vedetta, "il picciriddo che mai l'avrebbe tradito") emergono rivelazioni parecchio controverse.
Salvatore Giuliano, nato a Montelepre nel 1922, fu ucciso a Castelvetrano nel 1950. Il 5 luglio secondo quello che hanno sempre raccontato le cronache. La sua vedetta però sostiene di averlo visto per l'ultima volta il 6 luglio. "Mi ha detto che non dovevo mai parlare di questa storia. Aveva un appuntamento con Nino u Baruni a Borgetto. Tante persone lo aspettavano. E tanti sanno che era il 6 luglio", ammette l'ultimo testimone oculare.
In più c'è anche il mistero dei 10 centrimetri "spariti" dallo scheletro, un dato emerso dall'analisi del dna di Giuliano, la cui salma è sepolta nel cimitero di Montelepre. "Chi ha paura di Salvatore Giuliano? Perché i documenti che lo riguardano sono ancora coperti dal segreto di Stato? Giuliano era un giovane amato dalla sua terra che ancora oggi lo ricorda con affetto, un bandito temibile di cui persino i servizi segreti internazionali si sono occupati", va avanti. Accusato di essere il fautore della strage di Portella della Ginestra, il suo nome fa ancora discutere, a quasi 70 anni dalla sua morte.
