Il giudice ragazzino è un film del 1994 diretto da Alessandro Di Robilant.

La pellicola è incentrata sulla vita del giudice siciliano Rosario Livatino, soprannominato Il giudice ragazzino per la sua giovane età, dall'ingresso in magistratura al suo impegno nella lotta alla mafia, fino all'assassinio avvenuto il 21 settembre 1990.


Trama 

Sicilia,anni 80, il Sostituto procuratore Rosario Livatino è incaricato di svolgere le indagini sulla mafia nella zona Canicattì-Agrigento; egli ritiene infatti che in quella zona, meno soggetta al massiccio controllo delle forze dell'ordine rispetto a Palermo, si stia spostando l'asse del traffico di stupefacenti, precedentemente incentrato sul capoluogo. Le indagini portano inoltre a scoprire che, dopo la morte di Salvatore Gangemi (Giacinto Ferro), capo-mandamento della zona, è in corso una guerra per l'acquisizione del potere tra due boss locali: Antonino Forte (Marcello Perracchio) e Giuseppe Migliore (Renato Carpentieri).

Quest'ultimo abita sopra l'appartamento dove il dott. Livatino vive insieme ai genitori ed egli, per salvaguardare la sua integrità agli occhi dei compaesani, ogni mattina aspetta che il boss si rechi al lavoro prima di uscire, onde evitare di essere visto in sua compagnia; medesimo atteggiamento che mantiene, sia nei suoi confronti sia nei confronti di Forte, in tutte le occasioni in cui possano verificarsi degli incontri anche casuali.

Le indagini avanzano lentamente tra burocrazie processuali, "talpe" all'interno della Procura e pavidi Giudici, oltre all'inevitabile omertà che circonda qualunque indagine legata alla mafia ed al mondo ad essa correlato, ossia politica ed imprenditoria, ed il Sostituto procuratore trova poche persone disposte seriamente ad aiutarlo e due di queste, il maresciallo Guazzelli (Paolo De Vita) e l'anziano Giudice Saetta (Antonio Parmesan), verranno assassinate.

Il Giudice Livatino non si arrende nemmeno quando la Corte di cassazione annulla gli ordini di cattura nei confronti degli imprenditori che faticosamente aveva incriminato e, pur facendo firmare il mandato ad un collega, ordina l'arresto del boss suo vicino di casa che però, forse avvertito, sfugge alla cattura e si dà alla latitanza. Nel frattempo egli intreccia una tenera relazione con l'avvocato Guarnera (Sabrina Ferilli): una collaboratrice di studio dell'avvocato Cascio (Salvatore Puntillo), un penalista molto conosciuto che è solito rappresentare gli inquisiti per reati inerenti alla mafia.

La relazione tra i due non è semplice, sia dal punto di vista professionale che da quello familiare in quanto, nell'incontro che Angela ha con i genitori di Rosario, (Regina Bianchi) e (Leopoldo Trieste), traspare una malcelata contrarietà da parte della madre che vede nella giovane professionista, in ossequio ad una mentalità "tradizionale", una donna troppo "emancipata" per suo figlio.

Dopo circa un anno Giuseppe Migliore riappare dalla latitanza e si consegna nelle mani del Giudice (e sarà proprio Angela ad assiterlo durante l'interrogatorio, in sostituzione dell'avvocato Cascio, nel frattempo agli arresti per favoreggiamento) ma purtroppo i mandati di cattura per lui e per Forte non partono insieme, ingenerando quindi nella "famiglia" di Migliore il sospetto che Forte, in quel momento perdente, possa collaborare con la giustizia e questo accresce nel dott. Livatino la paura che essa possa reagire, cosa che avviene la mattina del 21 settembre 1990 quando il giudice, sulla strada Canicattì-Agrigento, verrà assassinato.

Il film termina con la visione del dott. Livatino sul "Giudice nella società", esposta nella sua relazione

« Il Giudice deve offrire di sé stesso l’immagine di una persona seria, equilibrata, responsabile; l’immagine di un uomo capace di condannare ma anche di capire; solo così egli potrà essere accettato dalla società: questo e solo questo è il Giudice di ogni tempo. Se egli rimarrà sempre libero ed indipendente si mostrerà degno della sua funzione, se si manterrà integro ed imparziale non tradirà mai il suo mandato. »

 

Staff Siciliafan