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“Il Mostro Mite – Perché l’Occidente non va a sinistra” è il titolo del saggio del linguista Raffaele Simone, edito da Garzanti nel 2008. Il prezzo di copertina è di € 12,00 ed è composto da 174 illuminanti pagine sulla crisi della sinistra nel mondo occidentale. Con un linguaggio sempre chiaro, preciso e colto e con frequenti afflati filosofici e antropologici, l’Autore fornisce al lettore gli elementi storici, sociologici ed economici per una profonda analisi e un’utile discussione sulle cause del declino degli ideali di Sinistra. La più potente di esse è l’ascesa culturale, sociale e solo infine politica del Mostro Mite, cioè la Neo Destra o Arcicapitalismo Planetario, che con volto mite e suadente, sorridente e paterno (e paternalista), ha convertito culturalmente il popolo di sinistra attraverso le sirene della partecipazione alla ricchezza, al benessere e al divertimento elitario. In realtà i soggetti economici più potenti hanno ridotto l’ex popolo di sinistra a mero consumatore di beni e servizi, da spremere fin quando ce n’è.

  Dall’analisi del saggio a tratti visionario e nel contempo profetico di Raffaele Simone, si comprende che la crisi economica e finanziaria ha palesato che è rimasto ben poco da spremere, poiché la ricchezza o quantomeno l’aspirazione a un benessere più di tipo elitario o borghese piuttosto che medio o di massa, erano fittizi, mere bolle. Fittizi perché essi erano basati surrettiziamente sull’indebitamento perenne, che alla lunga ha comportato insolvenze e fallimenti degli stessi Istituti di Credito, come avvenne alla fine del 2006 negli USA con la crisi dei subprime, che di fatto innescarono la crisi economica mondiale esplosa nel 2008, seconda come gravità soltanto alla Grande Depressione del 1929, con la quale presenta parecchie analogie causali. E si comprende come l’ingannevole aspirazione elitaria ha comportato praticamente la scomparsa del ceto medio e nel contempo la perdita della rappresentanza politica delle classi operaie, entrambi appiattitisi da decenni verso una rappresentatività politica che tradizionalmente tutela altri interessi ben più lobbistici. Le sirene della rapida e facile ascesa sociale, dopo avere assordato, intontito e illuso il ceto medio, si sono spente e a ciò è seguito il greve silenzio della disillusione e il sapore amaro delle speranze e dei sogni svaniti. In un paio di decenni di sogni gonfiati ad arte, sono svaniti pure i risparmi di una vita, erosi dalla progressiva perdita del potere d’acquisto dei redditi e/o a causa di rischiosi investimenti finanziari. Investimenti spesso stipulati da parte del titolare senza la necessaria consapevolezza dell’alto rischio, basandosi essenzialmente sul tradizionale rapporto di fiducia con la banca locale di riferimento. Fiducia cinicamente tradita nel momento in cui il grado di rischio viene pressoché sottaciuto subdolamente fra le decine di incomprensibili righe di un contratto che sembra redatto apposta per non informare gli investitori inconsapevoli.  

  Sembra che la Neo Destra, l’Arcicapitalismo Planetario, per sopravvivere e perpetuarsi, e quasi come per rivincita sulle conquiste progressiste attuate in vari decenni dal dopoguerra, approfittando del “sonno” indotto dei progressisti e con lucida e cinica determinazione, si sia voluta sostituire al terribile Mostro Leviatano, mostrando però inizialmente il suo volto più accattivante per conseguire i suoi obiettivi. Con cinica intelligenza e furbizia, la Neo Destra non ha mostrato il volto feroce del Mostro Leviatano, assunto dal filosofo Thomas Hobbes come simbolo dello Stato assoluto, onnipotente nei confronti del singolo e degli interessi particolari. Ha inizialmente usato invece i suadenti metodi dell’inclusione sociale piuttosto che quelli dell’esclusione. Se sei intelligente, bravo, meritevole, puoi riuscire ad elevarti socialmente. Questo mantra per decenni è stato l’eco assordante delle sirene che propagandavano la mobilità sociale, inducendo un’ipnosi collettiva dei progressisti adagiati sul sogno di alte aspirazioni capitalistiche e molto meno ideologiche, condannandoli di fatto all’estinzione. Per qualche decennio tutto sommato ha funzionato, seppur con differenti metodi e risultati nelle diverse aree dell’Occidente. La Destra storica non è stata altrettanto “astuta” del Mostro Mite: i cruenti totalitarismi del Novecento non pagarono affatto, ma un volto più moderno, scaltro e suadente ha invece convinto molti. Come tutti i sonni e i sogni però, tutto ciò non poteva durare per sempre; alla lunga il vero volto del Mostro doveva venire fuori; ed è venuto fuori appunto con le recenti gravi crisi economiche basate “sull’economia del debito”. Crisi in ultima analisi causate dal lento processo di deindustrializzazione del capitale che si è spostato letteralmente verso la produzione del denaro piuttosto che di beni. Il predominio in atto della finanza sulla politica e sui media è funzionale a tale disegno, poiché il capitale, il denaro, deve moltiplicarsi, e se un sistema non funziona più (la lucrosa produzione di beni fino agli anni novanta), si converte ad un altro (la finanza, speculativa e spietata). A chi denaro non ne ha, non rimane altro che farseli prestare e assistere passivamente agli eventi che chi ne ha sempre più determina, poiché, come per le vittime degli strozzini, si vedono ridotti progressivamente gli spazi di un’efficace azione democratica difensiva. Il sistema politico-finanziario non tutela adeguatamente i cittadini debitori; persino gli Stati debitori rimangono vittime del ricatto oppressivo dei creditori. Gli strumenti pseudo-democratici sanno legittimare politicamente con sempre più efficacia un sistema chiaramente ultraliberista, ricorrendo a vari metodi: dalla repressione delle proteste al totale silenzio mediatico, dalla disinformazione allo smantellamento graduale dei diritti e dello stato sociale acquisiti in decenni di lotte. Questo è il segno più evidente del ricatto finanziario perpetrato sugli Stati che poco accortamente vi sono caduti con responsabilità che rasentano a dir poco la connivenza. Il colmo è che il cittadino che rimane incagliato nelle maglie della disinformazione continua a legittimare simile sistema con il suo voto, distorto, quasi estorto e distratto da informazioni terroristiche e populiste. Molte destre estreme fanno facile proselitismo ad esempio cavalcando l’onda della paura indotta da un’immigrazione che è sfuggita di mano ai Governi. Eppure non sarebbe veramente impossibile riprenderne le redini attuando intanto politiche comunitarie di accoglienza basate su un’equa distribuzione dei flussi migratori, e nel contempo intervenendo sulle cause di simili esodi biblici per ridurli naturalmente. Non si fa né l’una né  l’altra cosa finché non si arriverà a risigillare tutte le frontiere nazionali e a instaurare i “Governi giusti” (o le giuste dittature) che ridaranno la stabilità pseudo-politica in quelle aree e che quindi bloccheranno i flussi e permetteranno la continuazione indisturbata dello sfruttamento delle risorse di cui sono ricche. L’importante che gli interessi del capitale sono salvi! Che poi inevitabilmente si ridetermineranno le stesse condizioni che hanno causato gli attuali flussi migratori (guerra e miseria), è solo un incidente di percorso a cui si penserà semmai poi, in un ciclo incessante della storia che si ripete, magari fino alla prossima cosiddetta “Primavera Araba”.

  Già nel 1835, con visione profetica, Alexis de Tocqueville, uno dei fondatori della sociologia e uno dei più importanti studiosi del pensiero liberale, nella sua opera “La democrazia in America”, preconizzava con lucida visione quanto sta accadendo. Anche se si sbagliò solo sul soggetto che avrebbe realizzato simile “sorridente” tirannia: non un sovrano accentratore bensì un’invasiva potenza culturale, mediatica, economica e finanziaria, cioè l’Arcicapitalismo. In un passo che l’Autore Raffaele Simone trascrive, de Tocqueville dice: “[…] Vedo un folla innumerevole di uomini simili e uguali che girano senza tregua su se stessi per procurarsi piccoli piaceri volgari, con cui si appagano l’anima. Ciascuno di loro, preso da canto, è come estraneo al destino di tutti gli altri […]”. Alle spalle dei singoli “[…] s’eleva un potere immenso e tutelare, che s’incarica solo di assicurare il loro godimento e di vegliare sulla loro sorte. E’ assoluto, minuzioso, regolare, preveggente e mite. Somiglierebbe alla potestà paterna, se, come questa, puntasse a preparare gli uomini all’età virile; ma questo cerca solo, invece, di fissarli irrevocabilmente nell’infanzia; vuole che i cittadini se la godano, purché non pensino ad altro che a godersela. Lavora volentieri alla loro felicità, ma vuol essere di questo l’unico agente e il solo arbitro; si cura della loro sicurezza, prevede e assicura i loro bisogni, facilita i loro piaceri, conduce i loro affari principali, dirige la loro industria…”.  In questo modo, il sovrano “[…] rende meno utile e più raro l’uso del libero arbitrio; […] non spezza le volontà: le rammollisce, le piega e le dirige; raramente obbliga ad agire: si oppone senza posa a che si agisca; non distrugge: impedisce di nascere; non distrugge: disturba, comprime, snerva, spegne, rende sciocchi, e infine riduce ogni nazione a esser solo un gregge di animali timidi e industriosi, di cui il governo è il pastore”.

  Come osserva l’Autore, se nella potente ascesa del Mostro Mite la Sinistra ha la sola colpa indiretta di non averla prevista e quindi di non avere saputo opporvisi con una rinnovata ed efficace cultura antagonista, nel proprio lento ma inesorabile declino invece ha dirette e gravi colpe. Non potendo opporsi allo “Zeitgeist”, allo spirito del tempo, la Sinistra con opportunismo vi si è adeguato. Intanto perché essere di Sinistra è divenuto molto scomodo, per i tragici trascorsi storici del Comunismo, che la Neo Destra non cessa di ricordare mediaticamente ad ogni occasione; per cui, con grandi sensi di colpa, la Sinistra tenta di farli dimenticare con proposte politiche alternative ma prive di spessore, che hanno fatto affievolire sempre più gli originali ideali fondanti della Sinistra. Essa in tal modo ha finito col disinteressarsi della sua principale base elettorale: la Classe Operaia, che esiste ancora, quantomeno sindacalmente (anche se non si osa più chiamarla così, per evitare di evocare ideologie ritenute superate e di cui vergognarsi), ma avendo perso la sua più naturale rappresentanza politica, ha disperso in mille rivoli la sua compattezza. Non di rado essa vota coalizioni di Destra che quantomeno rappresenta, molto illusoriamente, i suoi desideri di riscatto sociale ed economico, erroneamente identificati nel potenziale divenire consumatori di beni sapientemente propagandati come accessibili ascensori sociali; cosicché è diventata poco visibile, anche mediaticamente in un’epoca dove “l’apparire” sui media è condizione e suggello d’esistenza, e soprattutto è rimasta poco difesa. La Sinistra italiana ormai da più un decennio si identifica ideologicamente col centro, ma leggermente spostato a sinistra, e così pudicamente si fa chiamare Centrosinistra, essendosi mescolata e fusa con elementi ideologici e fisici della ex Democrazia cristiana. In tal modo, difficilmente dice e fa “cose di sinistra”.

  A tal proposito riporto un brano dell’Autore: “I fenomeni che ho descritto […] sono altrettanti poderosi fattori di contrasto e di disorientamento per la mentalità di sinistra. Avvolgono gli abitanti del pianeta dominato dal Mostro Mite come una resina trasparente, che li stringe e intorpidisce pur senza essere visibile, ne orienta i comportamenti e le rappresentazioni, ne modella le speranze e i desideri. Come si vuole che una folla distratta dal desiderio di consumare, sviata da continui urti alla capacità di distinguere tra reale e fittizio, sollecitata da moventi egocentrici e vagamente sopraffattori, inceppata nelle sue immaginazioni di futuro, si possa concentrare davvero su qualcosa che somigli agli <<ideali della sinistra>>?”. Questi hanno un’aria rinunciataria, rigorosa, persino uggiosa; invece le facce del Mostro Mite alimentano la festosa attesa in una crescita indefinita e senza intoppi, che le ombre della catastrofe, pur profilandosi sullo sfondo, non devono appannare…”.

  L’Autore infine tratta due quesiti cari ai temi classici della teoria politica, e cioè se il mondo è intrinsecamente di Destra e quali tratti la caratterizzano. Sulla seconda la maggioranza è concorde nell’asserire che ciò che principalmente la caratterizza è la difesa delle differenze. Una volta caratterizzata si può avviare una discussione sulla naturalità dell’uomo a essere di Destra, sulla facilità quasi fisiologica di appartenervi. L’Autore poi elenca i postulati che definiscono l’ideologia della Destra: la superiorità, la proprietà, la libertà, la non intromissione dell’altro e la superiorità del privato sul pubblico. Tutto l’opposto di quelli enunciati da Rousseau. Effettivamente, rinunciare alla piena affermazione personale per lasciare spazio agli altri è innaturale. I bambini che ancora non hanno avviato alcuna mediazione ed elaborazione culturale, mostrano naturalmente atteggiamenti egocentrici, possessivi ed esibitivi. Sicuramente essere di Destra è più facile che il dovere rinunciare per gli altri; tant’è che le apostasie avvengono quasi tutte da Sinistra verso Destra e raramente viceversa. Essere autenticamente di sinistra richiede tanti sforzi e rinunce, e oggi accade a pochi. E’ necessario innanzitutto un reale percorso interiore, ma senza assurde pretese di superiorità morali o, ancora peggio, di improbabili ruoli messianici: pretese che in passato hanno caratterizzato taluni antipatici e pericolosi atteggiamenti, più “sinistri” che di Sinistra. La crisi di inizio anni ’90 non è stata colta per rilanciare una nuova, più realistica e convincente idea di Sinistra; potrebbe e dovrebbe servire l’odierna.

  Raffaele Simone conclude il suo saggio così: “Alle forze della sinistra spetta ora, all’inizio del secolo XXI, un compito tremendo: consapevoli dell’orizzonte della globalizzazione, impegnarsi a cercare senza posa nuovi contenuti all’altezza dei tempi, capaci di riempire di forme moderne l’involucro ormai quasi vuoto su cui è ancora scritto <<Sinistra>>. Dovrebbero, insomma, inventare di continuo nuovi buoni motivi per stare (e restare) a sinistra. E’ un compito terribilmente difficile, ma se non ci si prova il destino è già scritto. Il tempo che rimane è molto poco.”

 

Angelo Lo Verme