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Non vuole clamore sulla vicenda, ma la notizia è rimbalzata velocemente da un giornale all'altro. Deborah, la mamma del piccolo nato il 2 luglio del 2015 all'ospedale "Santo Bambino" di Catania con gravi disturbi neurologici perché, secondo la procura, due dottoresse a fine turno avrebbero tardato a intervenire  con un cesareo (per non restare al lavoro), ha rilasciato soltanto alcune dichiarazioni. 

Ecco cosa ha detto al Corriere della Sera:

«Non so ancora se mio figlio un giorno potrà parlare e camminare, non so nemmeno se sente la mia voce… Ecco cosa hanno combinato quei medici, quelle dottoresse che avevano fretta di tornarsene a casa», commenta la giovane mamma di Catania adesso decisa a rivendicare giustizia per un parto cesareo negato. «Per un cesareo da me chiesto e mai effettuato perché quelle signore in camice bianco mi lasciavano sbattere, nonostante i miei dolori, nonostante la sofferenza del piccolo».

«Voglio verità e giustizia e soprattutto che quello che è accaduto a me non si ripeta ad altre madri e figli: chi ricorre a una struttura pubblica deve avere la certezza di essere tutelata al massimo». La donna, che ha 27 anni, ha bloccato il suo profilo Facebook e per lei ha parlato il legale di famiglia, l'avvocato Gianluca Firrione, che ha spiegato come l'inchiesta  «sia stata portata avanti con grande professionalità e segretezza dalla Procura di Catania». «La famiglia non vuole pubblicità – ha aggiunto – ma la verità e per questo vuole la massima riservatezza e il rispetto della privacy».

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