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01Ieri è toccato a Lillo Cremona, Sindaco di Naro, comune in provincia di Agrigento, noto per il barocco del suo centro storico.  Una bottiglia incendiaria contro l’ingresso di casa sua, intorno alle 18,30. Che, per fortuna, non è esplosa e ha danneggiato solo il portone. “Non abbiamo idea di chi possa avere compiuto un tale gesto, ma certo questi fatti preoccupano- ha detto a Siciliafan il Sindaco che, al momento dell’accaduto, non era a casa. E’ stata la moglie, infatti, terrorizzata dal boato, ad avvisarlo. “Lasciamo che i Carabinieri svolgano le loro indagini- ha aggiunto Cremona- noi andremo avanti comunque come abbiamo fatto finora, non mi faccia dire altro, non mi sento di parlare”.

Poco prima di Natale, a subire una intimidazione era stato il Sindaco di Porto Empedocle, Lillo Firetto, a cui è stata recapitata una lettera minatoria. Qualche mese prima la stessa sorte era toccata a Felice Raneri, Sindaco di Comitini, sempre in provincia di Agrigento.

 Ed anche in altre province la musica è la stessa: sempre a Dicembre, al Sindaco di Trapani, Vito Damiano sono state tagliate le gomme della sua auto, e in provincia di Siracusa la macchina di un consigliere comunale è stata data alle fiamme.

Il fenomeno preoccupa anche la Commissione Antimafia dell’Ars: “Si registrano nelle ultime settimane sempre più numerosi segnali inquietanti in parecchi Comuni dell’Isola. – ha detto Nello Musumeci, presidente dell’organismo parlamentare- In questo clima così pesante diventa difficile amministrare la cosa pubblica, se non si avverte la concreta e materiale vicinanza dello Stato e della Regione».

Insomma, gli amministratori locali sono sempre più nel mirino, ma non è sempre colpa della criminalità comunemente intesa, come si legge nel rapporto di Avviso Pubblico, la rete di enti locali contro le mafie che ogni anno censisce minacce e aggressioni rivolte a sindaci, assessori, consiglieri comunali e funzionari pubblici.

 L’ultimo rapporto dell’associazione, che si intitola appunto “Amministratori locali sotto tiro”, segnala un preoccupante incremento degli episodi di violenza rispetto al passato, con un più 66% dei casi rispetto al 2010. L’80% dei casi riguarda il Mezzogiorno.  Le regioni più colpite sono la Puglia, la Sicilia e la Calabria. Le province dove si sono registrate più intimidazioni contro gli amministratori locali, Palermo, Cosenza e Taranto.

Nel rapporto si sostiene che, a parte i casi direttamente riconducibili alle mafie, gli amministratori sono finiti nel mirino di “persone disperate”, persone cioè che hanno perso il lavoro e che sfogano la loro rabbia nei confronti di chi, a loro giudizio è un esponente della casta, o di chi ha negato loro un sussidio.

La crisi, insomma, ha contribuito a fare aumentare il fenomeno delle minacce agli esponenti delle istituzioni locali, che però non hanno nessuna colpa. A impedire loro di garantire servizi e assistenza alle categorie più deboli, sono stati, infatti, i tagli dei Governi nazionali che hanno ridotto molti comuni sull’orlo del dissesto finanziario.

Anche quel po’ di welfare che c’era, dunque, è sparito.

“Cinque anni ininterrotti di tagli agli enti locali e alle regioni hanno sortito, per quanto riguarda i comuni siciliani, effetti devastanti.  Gli obiettivi di risparmio e taglio delle spese negli enti locali sono stati centrati ma a scapito della riduzione degli investimenti e dei servizi”  ha dichiarato Leoluca Orlando, presidente dell’AnciSicilia, l’associazione dei comuni,  commentando le valutazioni della Corte dei Conti sulla situazione finanziaria degli enti territoriali secondo cui la Sicilia risulta la regione a Statuto Speciale più penalizzata d’Italia dai tagli imposti dal governo nazionale.

Nei tagli previsti dalla legge di stabilità 2015, infatti, oltre a tutte le somme non assegnate agli enti locali, lo Stato toglie alla Sicilia 273 milioni di euro che rappresentano il 4,2% della spesa non sanitaria e l’1,8% di quella totale.

A questa analisi va aggiunta quella della Corte dei Conti Sicilia che, lo scorso luglio, evidenziava una “condizione di preoccupante peggioramento della finanza locale, imputabile principalmente alla progressiva e consistente riduzione dei trasferimenti di provenienza statale e regionale, non adeguatamente compensata da un corrispondente incremento di entrate proprie , a causa delle esigue capacità di prelievo dei territori.

“I comuni – continua Orlando – da tempo stanno cercando di far capire al governo e ai cittadini che una cosa sono gli sprechi, che esistono e sui quali si deve porre senza dubbio un rimedio, un’altra sono i tagli lineari e indiscriminati che hanno attuato i vari governi e che vanno ben al di là degli sprechi, visto che toccano da vicino i cittadini. I tagli vanno effettuati con estremo giudizio, non si può pensare di sforbiciare orizzontalmente, eliminando servizi essenziali”.