Le reti, che formano una sorta di arco lungo 150 metri, costituiscono una piscina calda e sicura per adulti e bambini, nonché la sperimentazione perfetta di un progetto che coinvolge enti di ricerca di Spagna, Malta e Tunisia.
Le meduse hanno iniziato a moltiplicarsi in maniera sempre più aggressiva anche nei nostri mari già da qualche anno; questo a causa del forte cambiamento climatico. Le alte temperature hanno infatti modificato l’habitat di molta fauna e flora marina che ha reso le nostre acque “tropicali”. Inoltre, la pesca selvaggia e il progressivo svuotamento dei mari (in particolare del Mar Mediterraneo), ha fatto il resto, portando le meduse ad avvicinarsi sempre più alla riva, a volte anche a spiaggiarsi.
Ed ecco perché spesso, gli avvistamenti di meduse sono stato accompagnati, durante l’estate, da quelli di squali e squaletti, tipici del nostro Mediterraneo, ma non lo squalo bianco, anche lui incluso tra gli avvistamenti degli scorsi anni. Stesso discorso per i barracuda.
Le meduse, e la maggior parte dei pesci in genere, viaggiano in branchi, e sono molte le coste che fino ad ora hanno dovuto combattere con questo problema.
Ogni estate, questo incubo colpisce ben 150 mila bagnanti, secondo gli esperti. Un incubo che grazie al progetto “Med-jellyrisk” dovrebbe dunque essersi risolto. In Sicilia, oltre all’Amp, il progetto vede il coinvolgimento di dell’Arta, delle Aree marine protette di Ustica e delle Isole Pelagie, e diversi Comuni costieri.
Negli ultimi anni, le spiagge di Puglia e Sicilia, ma anche le zone dell’Adriatico del Nord e del Tirreno e in Catalogna, Israele e Libano, sono state prese d’assalto e messe a ferro e fuoco dalle meduse; chissà dunque che il progetto “Med-jellyrisk” non interessi al più presto altre zone costiere, per il benestare e la sicurezza di tutti.
Autore | Enrica Bartalotta