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01Fanpage http://goo.gl/PnEgmx Museo Salinas di Palermo

Nel 1695 alcuni cavatori di pietra, nel corso del loro lavoro di taglio del travertino, scoprirono casualmente una tomba a camera che conteneva al suo interno uno splendido sarcofago antropoide di tipo fenicio. Il rinvenimento, così come un altro di qualche anno prima di cui si ha solo una breve notizia, avvenne in località Portella di Mare, una pianura che si estende nell’immediato entroterra di Solunto e nelle adiacenze del piccolo insediamento antico sorto sul Pizzo Cannita, un modesto rilievo nella bassa valle del fiume Eleuterio. 

Del sarcofago si recuperò solo il coperchio su cui era scolpita a rilievo una figura femminile con fascia intorno alla testa e semplice lungo abito liscio con brevi maniche a pieghe; le braccia sono distese e accostate al corpo. Pur trattandosi di una tipologia tipicamente orientale, la raffigurazione del volto rivela una profonda influenza dell’arte classica, permettendone una datazione entro la prima metà del V sec.a.C. Di qualche decennio più antico sembra essere, invece, il sarcofago recuperato nel 1725 in un’altra sepoltura scoperta nella stessa località e anch’esso conservato al Museo Archeologico di Palermo.

Notizie relative alle tombe si hanno dalla relazione manoscritta dell’abate cassinese Michele Del Giudice, conservata alla Biblioteca Comunale di Palermo: esse rientravano tutte nella tipologia della camera ipogeica scavata nel banco roccioso, a pianta quadrangolare con tetto piano e ingresso chiuso da un lastrone litico, cui si accedeva da Est tramite un dromos (corridoio) a gradini, tipologia ben nota in tutto il mondo punico occidentale. I due sarcofagi antropoidi, tuttavia, sono gli unici esemplari di questa categoria scultorea rinvenuti fino ad oggi in Sicilia.

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