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L’importanza della vitamina D: occhio alla carenza

L'importanza della vitamina D. Una certezza suffragata da tantissimi studi, l'ultimo dei quali condotto alla Queen Mary University di Londra. Dei ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 11.000 persone coinvolte in 25 sperimentazioni, scoprendo che gli integratori di vitamina D ridurrebbero del 12% il rischio di infezioni acute delle vie respiratorie. Meno bronchiti, tracheiti e perfino raffreddori insomma. Non solo ossa forti dunque. Fondamentale garantirsene una giusta quantità esponendosi al sole e mangiando cibi che la contengono. Quali? Salmone, sgombro, aringhe, tonno, noccioline e tuorlo d'uovo.

Molte ricerche indicano che l’apporto di vitamina D è inadeguato specie nelle zone geografiche e nei periodi dell’anno meno soleggiati. Uno studio spagnolo ha anche misurato di quanto sole abbiamo bisogno per avere la giusta dose di vitamina D: in primavera e in estate, alle nostre latitudini, bastano 10 minuti al giorno ma in inverno, con appena il 10% del corpo scoperto e la poca luce, servirebbero un paio d’ore all’aperto. 

La vitamina D, in particolare, ha un ruolo chiave nella regolazione del metabolismo del calcio e del fosforo e quindi nel metabolismo osseo. Va da sé che sia essenziale che le ragazzine non sviluppino deficit. L’integrazione è utile poi in pre-menopausa per contrastare il rischio di sviluppare osteoporosi e quindi di fratture, e ancora di più durante la post-menopausa quando la fragilità ossea aumenta. In alcune situazioni quindi l’integrazione può essere presa in considerazione, magari dopo aver valutato i livelli di vitamina D per verificare se vi sia una carenza e consigliandosi con il medico per scegliere il prodotto più adatto alla propria situazione.

Fausto Rossi