Cugino di mandorle, noci & co, cresce bene con le calde temperature della Turchia e della California. Da quando gli Arabi lo introdussero in Europa, anche i Siciliani hanno imparato a coltivarlo e a lavorarlo.
Manualità e pazienza, fantasia e genuinità hanno permesso agli artigiani dell’isola di creare dolcetti, creme e salse, alternative naturali alle “firme” più pubblicizzate o internazionali. Hanno saputo elogiare così tanto “la fastuca” da meritare nel giugno del 2009 la Denominazione di Origine Protetta per la variante di pistacchio coltivata a Bronte, nel catanese.
Se prima eravamo abituati a vederlo incastonato come una pietra preziosa nella mortadella o disponibile sui banconi del bar ad aumentare la sete di aperitivo, adesso possiamo gustarlo in vari preparati.
Dai produttori di Bronte, dell’agrigentino e del nisseno il pistacchio è stato presentato in varie forme: una deliziosa crema da spalmare per la merenda, il quadratino croccante per accompagnare l’ora del tè, pasticcini al pistacchio e pasta frolla con un ripieno dall’inconfondibile sapore. E ancora, il liquore alla crema di pistacchio e il cioccolato modicano con i “diamanti” verdi per i più golosi.
Anche chi preferisce il salato è accontentato: si sono inventati il pesto al pistacchio! Da provare con pasta, pesce spada e melanzane.
Sul panettone è stato messo un timbro di sicilianità con la variante farcita di crema al pistacchio e, visto che si avvicina la Pasqua, perché non fare lo stesso con una fragrante colomba?
L’oro di Sicilia ha un nuovo colore: verde pistacchio!
Peppe Caridi