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In un’epoca in cui la tecnologia domina l’intrattenimento e l’arte corre sul filo dei social, un antico spettacolo siciliano ha saputo riportare il fascino della tradizione sul palcoscenico internazionale. Il Teatro Siciliano dell’Ambasciata d’Italia in Francia ha ospitato il ritorno dell’Opera dei Pupi con “L’arrivo di Angelica a Parigi”, uno dei capolavori della compagnia palermitana Figli d’Arte Cuticchio.

Una serata che è andata oltre la semplice rappresentazione teatrale: ha celebrato una memoria familiare, una cultura popolare e un’eredità artistica che resiste al tempo, tramandandosi di padre in figlio per tre generazioni.

Il ritorno sullo stesso palco, dopo quasi sessant’anni

Il 7 febbraio 1967, Giacomo Cuticchio, uno dei nomi storici dell’Opera dei Pupi, presentava per la prima volta a Parigi lo spettacolo “L’arrivo di Angelica a Parigi”. Al suo fianco, dietro le quinte, un giovanissimo Mimmo Cuticchio, allora apprendista, osservava e imparava i gesti, le voci, i movimenti che da lì a poco avrebbe fatto propri.

Oggi, quasi sessant’anni dopo, è proprio Mimmo Cuticchio a riportare quella stessa opera sullo stesso palco parigino, accompagnato dal figlio Giacomo, che porta il nome del nonno. Un passaggio di testimone che non è solo simbolico, ma profondamente radicato nella tradizione e nel mestiere dei pupari siciliani.

Il valore di una tradizione riconosciuta dall’UNESCO

Non si tratta di semplice nostalgia. L’Opera dei Pupi è stata riconosciuta nel 2008 come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO, un sigillo che ne certifica il valore universale e la necessità della sua tutela, conservazione e trasmissione.

Questa forma d’arte, nata in Sicilia nel XIX secolo, racconta epopee cavalleresche, battaglie leggendarie, storie di onore e amore ispirate ai poemi medievali. Utilizza marionette articolate, scenografie dipinte a mano, voci e musiche che ricreano atmosfere epiche, ma anche profondamente umane.

“L’Opera dei Pupi è un’arte vivente che coniuga, in ogni filo e in ogni gesto, inventiva, maestria artigianale e ispirazione epica proveniente dal Medioevo”, ha dichiarato l’ambasciatrice Emanuela D’Alessandro, promotrice dell’evento insieme al direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Antonio Calbi.

Un ponte culturale tra Italia e Francia

Lo spettacolo, ambientato nella capitale francese e basato su un episodio tratto dal poema “L’Orlando innamorato” di Matteo Maria Boiardo, ha messo in luce non solo la bellezza dell’arte dei pupi, ma anche la profonda connessione culturale tra Italia e Francia.

“Gli spettacoli illustrano i canti epici francesi, ma anche le eterne lotte per la libertà, l’amicizia e l’onore: sono questi valori, condivisi da entrambe le parti delle Alpi, che ritroviamo oggi sotto la guida dei nostri pupari siciliani”, ha aggiunto D’Alessandro.

Un’arte che vive di passione e continuità

Nel mondo dell’Opera dei Pupi, ogni spettacolo è un atto d’amore verso una tradizione millenaria. Non basta saper muovere i fili: occorre saper raccontare, immedesimarsi, interpretare con il corpo e la voce emozioni che arrivino dritte al cuore del pubblico.

Questo è ciò che la compagnia Figli d’Arte Cuticchio ha saputo trasmettere sul palco di Parigi. E lo ha fatto con una qualità rara: l’autenticità. La stessa che ha permesso a questa famiglia di resistere all’oblio culturale, passando il testimone artistico da una generazione all’altra.

Foto d’epoca e nuova linfa: la memoria diventa spettacolo

Il ritorno dello spettacolo nella capitale francese ha anche un forte valore simbolico e personale. Le immagini del 1967, in bianco e nero, ritraggono un giovane Mimmo Cuticchio che assiste alle manovre del padre sul palco. Oggi, quegli stessi movimenti rivivono nelle mani del figlio Giacomo, a dimostrazione che la tradizione, se coltivata con dedizione, non invecchia: evolve.

Evolvere, però, non significa snaturare. “L’arrivo di Angelica a Parigi” ha rispettato le tecniche originarie dei pupari siciliani, dai dialoghi recitati dal vivo al ritmo incalzante delle battaglie, dal colore acceso dei fondali al metallo lucente delle armature.

Il pubblico francese, affascinato da questa “magia meccanica”, ha accolto con entusiasmo uno spettacolo che porta con sé l’anima della Sicilia.

Lo sapevi che…?

  • Il termine “puparo” indica l’artista che costruisce, manovra e dà voce ai pupi, ovvero marionette articolate tipiche della Sicilia.
  • Ogni pupo può pesare fino a 15 kg e viene manovrato a vista, con una tecnica tramandata oralmente.
  • Esistono diverse scuole di Opera dei Pupi: le due principali sono quella palermitana (più “epica”) e quella catanese (più spettacolare).
  • L’Opera dei Pupi è stata la prima tradizione teatrale italiana a essere inserita nel patrimonio immateriale dell’UNESCO.
  • In Sicilia esistono musei interamente dedicati a questa tradizione, come il Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino a Palermo.

FAQ – Domande frequenti

Cos’è l’Opera dei Pupi?
È una forma teatrale tradizionale della Sicilia, nata nel XIX secolo, che utilizza marionette per raccontare storie epiche ispirate ai poemi medievali.

Chi sono i Cuticchio?
Una delle famiglie più celebri nel panorama dell’Opera dei Pupi. Attiva da generazioni, ha contribuito alla diffusione e al rinnovamento di quest’arte in Italia e nel mondo.

Perché è considerata patrimonio UNESCO?
Perché rappresenta un’espressione culturale unica, tramandata oralmente, che ha mantenuto nel tempo tecniche artigianali e valori storici.

Che tipo di storie raccontano i pupi?
Principalmente le gesta dei paladini di Francia, tratte da poemi come l’“Orlando Furioso” e l’“Orlando Innamorato”, ma anche storie di eroi e battaglie.

Lo spettacolo è adatto ai bambini?
Sì, grazie ai colori vivaci, ai movimenti spettacolari e ai valori universali trasmessi, è molto coinvolgente anche per i più piccoli.

Foto: Marco Caselli.