Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di SiciliaFan! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

Foto di Francesca LauraL’antica città di Selinunte è stata realizzata dai Greci su un territorio che oggi permane sotto la sovrintendenza del comune di Castelvetrano, in Provincia di Trapani.

Oggi, del suo complesso fanno parte circa 40 ettari di parco archeologico, costituiti dall’acropoli e da altri edifici secondari. Grazie a numerosi lavori di ristrutturazione e restauro, è stato possibile portare alla luce alcune delle antiche strutture, ad esempio il cosiddetto Tempio E (o Hera), ricostruito quasi per intero, e uno dei lati lunghi del Tempio C. Il suo nome deriva da ‘selinùs’ cioè sedano, che in queste zone cresce spontaneo.

Selinunte fu fondata nel 650 a.C. ma ebbe vita breve: si espanse molto velocemente e per questo fu vittima di diversi attacchi e battaglie, prima con la vicina città di Segesta e poi coi Cartaginesi. Occupata, saccheggiata e infine distrutta, la città cadde dopo nove giorni di assedio, nel 409. a.C. Tracce se ne trovano anche presso le vicine Cave di Cusa (che fanno sempre parte del comprensorio archeologico di Selinunte), il luogo in cui venivano ricavate le pietre per gli edifici selinuntini. Oggi, è possibile visionare l’intero percorso fatto fare dai blocchi, dalle cave alla città; è evidente notare come alcuni dei rocchi furono abbandonati per strada, probabilmente nel vano tentativo degli abitanti, di mettersi al riparo dalla furia cartaginese.

La città venne ripopolata in seguito con i suoi profughi e con altre popolazioni condotte ivi dal siracusano Ermocrate. Venne dunque così ricostruita nella sola parte dell'Acropoli, divenendo per alcuni anni il quartier generale di Ermocrate. Alla morte di questo, Selinunte perse definitivamente la sua importanza politica; venne rioccupata dai cartaginesi, quindi da Pirro (276 a.C.), e infine sgomberata dai Cartaginesi durante la I Guerra Punica (250 a.C.).

Non fu più riabitata: della zona si sa che le foci intasate dei fiumi resero la zona malsana. Divenne zona di insediamenti modesti nell'Alto Medioevo ma il primo vero, nuovo tentativo di ripopolazione fu operato dagli Arabi, che la chiamarono Rahl'-al-Asnam cioè ‘villaggio dei pilastri’. Fu violentemente seviziata da un terremoto d’epoca bizantina che ridusse i suoi monumenti a un cumulo di macerie.

Di Selinunte si perse memoria fino al XVI secolo; i primi scavi non iniziarono però che nel 1809. Oggi, molti dei più importanti reperti si trovano presso il Museo Archeologico Regionale “Antonio Salinas” di Palermo, come la metopa col ratto di Europa per opera del toro, parte del Tempio Y, la ricomposizione del frontone orientale con Gorgone, appartenente al Tempio C, e il materiale rinvenuto presso il Santuario della Malophòros.

L’Acropoli è una struttura trapezioidale, che fu ampliata verso la fine del VI secolo a.C.
Gli edifici che la compongono sono la Torre di Polluce e l’impianto urbano, diviso in due quartieri da due strade principali, che la tagliano ad angolo retto. Ai primi anni della colonia, risalgono invece i famosi templi: otto, per l’esattezza, della maggior parte dei quali sono rimasti solo dei resti. Del Tempio O ed A restano ben pochi avanzi; davanti al primo è stata rinvenuta un’area sacrificale d’epoca punica, posteriore al 409, mentre del Tempio A è ancora visibile il pavimento a mosaico col simbolo della dea fenicia Tanit. Prima di giungere al Tempio C, si incontra il Mègaron, probabilmente il tempio più antico di Selinunte. Il Tempio E, era invece una piccola edicola votiva di 4 colonne, ed è l’unico edificio che attesta la risurrezione della città dopo la sua conquista cartaginese.
Il Tempio C è stato ricostruito interamente solo in parte, ed è anche il più antico della zona in questione; diversi i reperti rinvenuti, tra cui le decorazioni del frontone e frammenti di terracotte policrome. Era dedicato ad Apollo, e per il quantitativo di sigilli ivi ritrovati, si presuppone che potesse avere anche funzione di archivio.

Segue il Tempio D, datato 540 a.C., che presenta un peristilio di 6×13 con pronao in antis. Era dedicato ad Atena: al suo interno è ancora visibile il grande altare che fa supporre la presenza di un luogo sacro su cui sia stato edificato successivamente. Intorno ai Templi C e D, sorgono le rovine di un villaggio bizantino di V sec. d.C., e la cinta muraria a difesa dell’Acropoli, probabilmente fatta erigere da Ermocrate. Sulla collina Manuzza sorgeva l’agorà: resti di un edificio scavato nel tufo, la fanno risalire al V secolo a.C. Oltre l’abitato sono anche state rinvenute due necropoli; una presso il colle e l’altra in località Galera-Bagliazzo.

Sulla collina orientale sorgono i Templi E, F e G.
Il primo, il più recente dei tre (460-450 sec. a.C.), è stato completamente ricostruito grazie ad interventi di anastilosi, ovvero di ricomposizione della struttura originale, realizzati tra il 1956 e il 1959. Era dedicato a Hera e ha una struttura simile ai Templi A e O. Presso la sua struttura, sono state rinvenute diverse metope, esposte anch’esse al Museo Archeologico Regionale “Antonio Salinas”. Il secondo, più antico ma anche più piccolo, fu costruito a modello del Templio C, ed è quello che ha subito le maggiori spoliazioni.
Sui resti del più grande templio, (non solo di Selinunte, ma anche del mondo greco) il Tempio G, è stata rinvenuta la Grande Tavola Selinuntina, un vero e proprio catalogo dei culti che avvenivano presso Selinunte. Attribuito a Zeus, aveva forse anche funzione di tesoro della città.

Sulla collina Gàggera sorgeva invece il Santuario di Dèmetra Malophòros. Dedicato alla dea della fertilità, eretto nel VI sec. a.C., serviva probabilmente da stazione dei cortei funebri che proseguivano poi per la necropoli di Manicalunga. Addossato alla parte Sud del propileo, vi è il saccello dedicato ad Ecate, a Nord, un altro recinto quadrangolare serviva ai culti di Zeus e Persefone. Tra l'altare e il tempio, passa un canale in pietra che attraversava tutta l'area per portare al santuario l’acqua di una vicina sorgente.
Dal santuario della Malophòros arrivano decine e decine di reperti: 12.000 figurine votive in terracotta, stele coronate, ceneri e resti di offerte, a testimonianza del convergere del culto greco con quello punico; e poi ancora un bassorilievo raffigurante il ratto di Persefone e busti. Tutti i reperti sono conservati oggi presso il Museo Archeologico Regionale “Antonio Salinas” di Palermo. Oltre al tempio dedicato a Demetra, un altro mègaron è stato scoperto di recente a poche centinaia di metri.

Autore | Enrica Bartalotta

Foto di Francesca Laura