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Premio Racalmare-Sciascia a un killer di mafia, ed è polemica

Nonostante le numerose polemiche e infine le dimissioni del giurato Gaspare Agnello, il premio Racalmare è stato assegnato a Giuseppe Grassonelli, nella sera del 31 agosto, nella splendida cornice di Grotte, piccolo comune in provincia di Agrigento.

Il premio Racalmare era stato fortemente voluto da Leonardo Sciascia. Nato a Racalmuto, morto a Palermo, è stato non solo uno scrittore ma anche un giornalista, un saggista, critico del nostro tempo. Ha fatto parte della commissione d’inchiesta per il rapimento di Aldo Moro, e sulla strage di via Fani. Durante il corso degli anni, la prestigiosa onoreficienza è stata assegnata ad Andrea Camilleri, Luisa Adorno, Amara Lakhous, Giorgio Fontana, allo stesso presidente del premio Racalmare, Gaetano Savatteri e altri, ecco forse perché il risultato di questa XXVI edizione stupisce.

Ventidue anni scontati per crimini commessi tra gli anni Ottanta e Novanta, Grassonelli è condannato all’ergastolo. Il libro, premiato dalla giuria popolare intervenuta a Grotte, è infatti stato scritto dal boss, killer di mafia, Giuseppe Grassonelli. Una fatica condivisa con il giornalista del TG5 Carmelo Sardo, che ha ritirato il premio. Ma oltre al danno, la beffa: ”Malerba”, questo il titolo del libro edito da Mondadori, ha battuto anche “È così lieve il tuo bacio sulla fronte” (edito anch’esso da Mondadori) di Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, magistrato ucciso dalla mafia nel 1983.

Questa edizione del Premio Racalmare-Sciascia è stata speciale, forse proprio perché ha visto una commossa partecipazione dell’intera popolazione di Grotte, verso un tema molto scottante per la Sicilia, la mafia. Il libro di Grassonelli è l’autobiografia della sua vita, un romanzo che vuole avere il piacere di spiegare che «chi sbaglia paga, ma chi sbaglia può e deve essere recuperato e in qualche modo restituito alla società.» così come ha affermato Sardo sul palco, al momento dei ringraziamenti. Una cerimonia dedicata alle vittime di mafia, l’occasione per tornare a riflettere insieme, sentire, parlare di avvenimenti toccanti che non bisognerebbe mai smettere di ricordare, con l’augurio che non si possano ripetere.

Le polemiche del decano della giuria, Gaspare Agnello, amico personale di Leonardo Sciascia, sono più che comprensibili dunque, ma il presidente Savattari ha così dichiarato: «è stata un'edizione particolarmente significativa, non tanto per le polemiche che l'hanno preceduta ma per i temi sollevati dai tre libri finalisti: tre modi diversi di raccontare la Sicilia e i suoi mali nello spirito dell'opera letteraria e di impegno civile di Leonardo Sciascia.»

Autore | Enrica Bartalotta

Staff Siciliafan