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I rischi derivanti dal consumo dell'olio di palma continuano ad essere argomento di ampi dibattiti, ma non mancano i pareri contrastanti in proposito. Cosa c'è di vero nelle campagne che puntano alla sua eliminazione dai prodotti alimentari?

Per fare un po' di chiarezza, abbiamo deciso di riportare le informazioni di un articolo pubblicato sul sito AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro). Anzitutto, bisogna chiarire una cosa: nonostante si definisca olio, è solido a temperatura ambiente, con la consistenza del burro. Di solito ha un colore arancione e viene filtrato per assumere il colore del burro classico. Viene molto utilizzato perché ha caratteristiche adatte a molte preparazioni e un costo molto contenuto.

Andiamo agli effetti sulla salute.

L'olio di palma ha un alto contenuto di grassi saturi (49,3 grammi su 100), cioè quelli che fanno "meno" bene. Di fatto, però, ha meno grassi saturi del burro ed è meglio dell'olio di palmistro, ottenuto dalla spremitura dei semi della pianta da palma. È anche meglio di altri grassi vegetali, come l'olio di cocco e il burro di cacao, che hanno percentuali di grassi saturi un po' più elevate.

Si tratta, in sostanza, di una grasso di media qualità. Il problema può essere appunto nell'apporto di grassi saturi, ma questa problematica non è correlata solo al consumo di olio di palma. Un consumo eccessivo di grassi saturi, infatti, può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e dell'obesità. L'olio di palma, contenendo precursori della vitamina E e A, può essere somministrato come integratore alimentare nei paesi in via di sviluppo, per prevenire la cecità e i danni alla vista.

Andiamo agli effetti sull'ambiente: come riporta un articolo di Today.it, essendo un prodotto molto diffuso, in molti Paesi del Sud-Est asiatico vi è una forte conversione di colture e foreste in palme da olio, con danni alla biodiversità, alle foreste tropicali e al sostentamento delle popolazioni locali. Questo, però, riguarda solo in parte la produzione per alimenti, visto che il maggior uso della pianta serve per produrre biocombustibile alternativo al petrolio. Molte aziende, per fortuna, stanno cercando di garantire produzioni sostenibili.