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1208602_549030808497815_1755298714_nStonehenge è famosissima in tutto il mondo per quei grossi massi chiamati megaliti che sfidano il tempo e l'astuzia umana nel decifrarli.

Lo sapevate che anche la Sicilia avesse la sua Stonehenge?
I naturalisti chiamano questo luogo Rocche dell’Argimusco.
Io non sapevo neppure esistessero.

Armigrusco lo trovate poco a nord dell'Etna, quasi al confine tra i monti Nebrodi e i Peloritani.
Se lo contendono i comuni di Montalbano Elicona, Tripi (antica Abacaenum) e Roccella Valdemone.

 

La cultura popolare vuole che questi immensi macigni siano opera di popolazioni preistoriche che avrebbero eretto questi menhir e dolmen.
Però gli esperti, che in questo campo si chiamano geomorfologi e archeologi, ritengono più probabile che la loro formazione sia assolutamente naturale. Dovuta per lo più all'erosione del vento. Un po' come il grand canyon americano scavato da acqua, piogge e vento.

Qual è la vostra opinione a tal proposito?
Anche le popolazioni siciliane erano in grado di erigere complesse strutture per quell'epoca proprio come “gli inglesi” (lasciateci chiamare così le preistoriche popolazioni della gran Bretagna) o no? Forse l'origine delle Rocche dell’Argimusco è semplicemente naturale. Che dite?
E' mai possibile che sia stata la natura a scolpire figure di animali, simboli magici e figure umanoidi? Che sia il nostro occhio ad ingannarci? Voi ci siete mai stati?
 
A breve caricheremo un paio di foto. Nel frattempo continuiamo il racconto sui megaliti siciliani, perchè c'è tanto da dire. Così tanto che potreste visionare dei saggi sul sito megalitico dell'Argimusco (o Argimosco). Il solo Paul Devins ne ha scritti tre:

• "Il Mistero dell'Argimusco";

• "La scoperta dell'Argimusco";

• "Considerazioni propedeutiche per la vendicazione di Arnaldo da Villanova".
 

Testi veramente affascinanti anche se tosti da mandare giù.
Nei primi due l'autore parla della possibile connessione tra le stelle ed i megaliti. Proprio come a stonehenge esiste una forte suggestione mistica.

In questo caso però le costellazioni sarebbero state presentate specchiate. E' come se tutte le costellazioni, poste sulla linea immaginaria dell'orizzonte, si specchiassero una volta toccato il terreno.

Amici, credeteci. E' emozionante verificare la precisa coincidenza di quanto detto.
Potete verificarlo voi stessi attraverso il programma “Stellarium” o similia.
Recatevi a questo indirizzo, link: www.stellarium.org/it, e potrete esplorare lo spazio anche senza cannocchiale. La data “riflessa” è quella dopo il tramonto nel mese di giugno 1.300 d.c.

 

Le costellazioni rappresentate sono (dando le spalle a nord, da est ad ovest): Cigno, Freccia, Aquila, Serpente, Ofiuco (Serpentario), Vergine, Leone, Corvo, Idra e Cratere. Il loro ordine è speculare alla sequenza dei corrispettivi megaliti. Vi è un'unica eccezione: la costellazione della Libbra, a sud, coperta dal vulcano Etna.
 

Altri megaliti

Oltre alla riproduzione delle stelle vi sono delle rocce che richiamano i simboli alchemici e cristiani del pellicano, della civetta e dell'alambicco in perfetta riproduzione. In particolare vi è un megalito dalla forma d'aquila. Pare vi sia inciso il simbolo del sole. Si pensa fosse adorato come divinità.

E che dire dei magaliti più imponenti?
Nei pressi della Portella Cerasa vi sono due immensi massi dalla forma allungata che farebbero pensare ad un tributo alla sessualità maschile e a quella femminile.

Secondo Devins, il megalite femminino in realtà rappresenterebbe un Pellicano. L'analogia sarebbe quella tra il Cristo, che dona il proprio sangue ai suoi figli per donare loro la salvezza, ed il pellicano, che si becca il petto per nutrire i suoi cuccioli.

Il sesso maschile invece, sempre secondo Devins, sarebbe una civetta: simbolo della dea Minerva e del potere occulto.
 

Ma chi realizzò il piano dell'Argimusco?
Il nome più accreditato è quello del medico del Re di Trinacria Federico III d'Aragona, Arnaldo da Villanova. I simboli sarebbero coerenti con i contenuti alchemici di molti dei suoi scritti arrivati sino ai giorni nostri.

 

A quanto pare Arnaldo, medico/alchimista più noto dell’Europa medievale, volle creare un sito unico al mondo dove utilizzare i megaliti quali enormi "sigilli" di pietra per applicazioni mediche di "melotesia" ovvero la medicina astrale di gran voga in epoca medievale.

Alcuni documenti del 1282, del 1308 e del 1352, inoltre, testimoniano una frequentazione del sito da parte dei re Aragonesi ed, in particolare, da parte di Federico III d’Aragona che mandava dall'Argimusco i propri documenti diplomatici.
 

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Autore | Viola Dante, Immagine | wikipedia.org/wiki