Incrociando quei dati con i piani di volo, i tracciati radar dei voli militari del 19 agosto sulla dorsale adriatica, le testimonianze, i filmati amatoriali sull’impatto fra i due Tornado, le perizie sui rottami, si potra’ forse dare una risposta alla domanda principale: perche’ i due caccia si trovavano dove ”non dovevano essere contemporaneamente, alla stessa quota e allo stesso orario”, come ha rilevato la stessa Aeronautica. Partiti uno alle 15:22 e l’altro alle 15:27 dalla base di Ghedi per due missioni addestrative separate, in task diversi, si stavano dirigendo in un punto in cui avrebbero dovuto svolgere separatamente i loro compiti, che non comprendevano tattiche di combattimento simulato, cioe’ un confronto ravvicinato con l’apparecchio ‘nemico’. Un errore umano, un’avaria o un problema tecnico (o, evenienza rara, una combinazione di questi fattori) restano le ipotesi prevalenti. Di certo, uno dei due aerei ha perso la rotta ed e’ finito addosso all’altro, innescando un’esplosione che se solo fosse avvenuta a pochi chilometri di distanza, sopra l’abitato di Ascoli, avrebbe potuto provocare una strage. Impossibile, prima di aprire i registratori di volo accertare se, come qualcuno ha ipotizzato ieri, con smentita informale dei pm, sia stato l’aereo di Mariangela a sfiorare l’altro. Per far luce ci vorranno varie perizie, e sara’ utile la collaborazione costante, gia’ avviata, fra procura ordinaria, Aeronautica e procura militare, titolari di tre diverse inchieste. Per il capo di Stato maggiore della Difesa Luigi Binelli Mantelli la tragedia di Ascoli ”e’ un contributo pesantissimo che il personale delle forze armate paga per l’addestramento che quotidianamente conduce con professionalita’ e senso del dovere, nel rispetto delle norme di sicurezza, per mantenere gli standard operativi richiesti”. La morte dei quattro giovani piloti ha destato ”profonda commozione in tutto il Paese” ha scritto il presidente Giorgio Napolitano in un messaggio di cordoglio e solidarieta’ alle famiglie.
Peppe Caridi
Meteoweb