Con 7.538 separazioni ufficiali nel 2023, la Sicilia conquista il primato dei divorzi in Italia. Lo rivela l’Indice di Fragilità Coniugale elaborato da Casinos.com, che incrocia i dati ISTAT con le ricerche online. Una fotografia ironica ma rivelatrice di un Paese diviso in due: da un lato chi si lascia davvero, dall’altro chi si informa senza (ancora) passare dai tribunali.
Sicilia, capitale del divorzio “reale”
Nel 2023, in Sicilia sono stati registrati 7.538 divorzi, pari a 1,6 ogni mille abitanti. Un numero che equivale a quasi un divorzio su dieci a livello nazionale. Nessun’altra regione ha raggiunto lo stesso peso in termini assoluti: un primato che racconta una realtà coniugale fragile, soprattutto se confrontata con la media italiana, ferma a 1,4‰.
L’Indice di Fragilità Coniugale
Il quadro cambia se si considera il nuovo Indice di Fragilità Coniugale (IFC), ideato da Casinos.com. Questo indice combina i dati ISTAT (70%) con l’interesse digitale per le ricerche “avvocato divorzista” e “divorzio” su Google (30%). Il risultato è una classifica che non misura solo i divorzi pronunciati, ma anche la propensione a pensarci e informarsi.
Veneto e Lombardia in testa
A sorpresa, non è la Sicilia a guidare questa particolare graduatoria. In cima troviamo il Veneto, grazie a un’altissima intensità di ricerche online, che gli assegna la quota 1.50, la più bassa d’Italia. Al secondo posto si piazza la Lombardia, con un tasso di divorzi relativamente contenuto ma una febbre digitale elevata. Solo al terzo posto la Sicilia, che pur con numeri record nei tribunali si ferma a quota 1.64, frenata da una minore propensione a “googlare” la fine del matrimonio.
Due Italie a confronto
Lo studio racconta un Paese spaccato:
- Da un lato, l’Italia che divorzia davvero: Sicilia, Sardegna, Liguria e Lazio.
- Dall’altro, l’Italia che ci pensa e si prepara: Veneto e Lombardia, dove i numeri reali sono più bassi ma la ricerca di informazioni è frenetica.
Il messaggio è chiaro: il divorzio non si misura soltanto nei tribunali, ma anche nella dimensione digitale, dove ansie e curiosità anticipano spesso la realtà.
Una scommessa sul “per sempre”
La ricerca ha scelto un approccio provocatorio: trasformare i dati in quote da bookmaker, come se sposarsi in Italia fosse davvero una “scommessa”. Quote basse (1.50–1.90) indicano regioni “calde”, dove la fragilità coniugale è più alta. Quote alte (oltre 3.00) rappresentano invece veri e propri “bunker matrimoniali”, come Basilicata o Trentino-Alto Adige, dove il “per sempre” sembra ancora resistere.
