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Sognare ridurrebbe i rischi di ammalarsi di Alzheimer. Secondo un nuovo studio pubblicato su 'Neurology', rivista dell'Accademia americana di neurologia, il sonno Rem – appunto la fase dei sogni – proteggerebbe dalla demenza. Perdere il sonno rem, al contrario aumenterebbe il pericolo di svilupparla. Per ogni riduzione di sonno Rem pari all'1%, il rischio salirebbe del 9%.

"I disturbi del sonno sono comuni in chi soffre di demenza, ma poco si sa sul ruolo giocato dalle diverse fasi di cui il sonno si compone", spiega Matthew P. Pase, della Swinburne University of Technology australiana e della Boston University School of Medicine statunitense. Obiettivo della ricerca è stato "scoprire quali stadi del sonno possono essere associati alla demenza. E mentre non abbiamo trovato alcun legame con la cosiddetta fase del sonno profondo – dice Pase – è stato osservato un link con il sonno Rem", caratterizzato da rapidi movimenti oculari (Rapid Eye Movement, da cui l'acronimo) e tempo dei sogni. Lo stadio in cui si concentra l'attività onirica.

"I nostri dati – afferma Pase – indicano il sonno Rem come un predittore di demenza. Il prossimo passo sarà determinare perché una sua riduzione è associata a una probabilità maggiore di svilupparla. Facendo luce sul ruolo del sonno nella patogenesi di demenza e Alzheimer, la speranza è di riuscire eventualmente a identificare un modo per ritardare o addirittura prevenire la malattia".

Lo studio, comunque, ha il limite di essere troppo piccolo, e gli stessi studiosi hanno evidenziato l'opportunità di approfondire i risultati su una scala più ampia. Inoltre, per i partecipanti non erano disponibili informazioni sulla presenza di lavoratori turnisti, categoria di per sé esposta a problemi di sonno.