Lo Stretto di Sicilia si afferma come una delle ultime roccaforti per squali e razze in pericolo di estinzione nel Mediterraneo.
Ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, dell’Università di Palermo e dell’associazione tunisina Ascob Syrtis, con il sostegno della Blue Marine Foundation, hanno reso noti i risultati delle loro indagini in occasione dello Shark Awareness Day, celebrato il 14 luglio 2025.
Le spedizioni scientifiche tra Italia e Tunisia hanno identificato nuove zone di aggregazione per elasmobranchi a rischio, come lo squalo grigio (Carcharhinus plumbeus), lo squalo mako (Isurus oxyrinchus), il pesce chitarra (Glaucostegus cemiculus) e la vaccarella (Aetomylaeus bovinus), tutti classificati come minacciati o in pericolo critico dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn). Questi predatori marini affrontano gravi minacce a causa della pesca eccessiva e del degrado degli habitat.
Ruolo ecologico e minacce persistenti
Gli squali e le razze svolgono un ruolo essenziale negli ecosistemi marini, regolando la biodiversità e mantenendo l’equilibrio delle catene alimentari. Tuttavia, la pesca eccessiva e le alterazioni degli habitat ne mettono a rischio la sopravvivenza. “Lo Stretto di Sicilia è uno degli ultimi hotspot mediterranei per questi predatori marini, fondamentali per l’equilibrio degli ecosistemi, perché svolgono ruoli ecologici chiave che regolano l’equilibrio e la biodiversità degli oceani”, dichiara Carlo Cattano, ricercatore della Stazione Zoologica Anton Dohrn. “Nonostante la loro importante funzione per la salute degli ecosistemi, diverse specie di squali e razze continuano a rappresentare catture accessorie o target di diversi attrezzi da pesca e il loro numero continua a diminuire in modo preoccupante”, aggiunge. La pesca, sia intenzionale che accidentale, riduce drasticamente le popolazioni di queste specie, compromettendo la salute degli oceani.
Scoperte grazie a tecnologie innovative
Le spedizioni hanno documentato la presenza di 23 specie di elasmobranchi attraverso tecniche non invasive, come i sistemi video con esca (Baited Remote Underwater Video) e osservazioni a bordo di imbarcazioni da pesca. Queste tecnologie hanno rivelato che aree specifiche tra la Sicilia e il Golfo di Gabes fungono da punti di aggregazione per funzioni vitali come la riproduzione e l’accrescimento. Questi siti si confermano essenziali per la conservazione delle specie, in un contesto di crescente pressione antropica.
Progressi nella conservazione marina
Negli ultimi anni, le Aree Marine Protette (Amp) del Canale di Sicilia hanno introdotto misure per tutelare gli elasmobranchi.
Nell’Amp delle Isole Pelagie, un codice di condotta per i subacquei e l’installazione di boe riducono il disturbo agli squali grigi intorno all’isola di Lampione, dove questi animali si riuniscono stagionalmente.
Nell’Amp delle Isole Egadi, regolamenti specifici disciplinano l’osservazione subacquea delle aquile di mare, migliorando la protezione delle aggregazioni a Marettimo durante la stagione riproduttiva. Queste iniziative hanno rafforzato la conservazione delle specie, limitando l’impatto del rumore antropico e delle attività turistiche. Inoltre, l’Iucn ha riconosciuto queste aree come Important Shark and Ray Areas (Isras), evidenziandone il valore per la sopravvivenza degli elasmobranchi.
