Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di SiciliaFan! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI
ImmagineSto sdraiata pigramente sulla terrazza della mia casa al mare  sferruzzando un “coprifascia” per la mia futura nipotina…ad un certo punto mi chiedo: – Perché lo chiamiamo “coprifascia” se non è altro che un minuscolo “top”? Sarebbe più logico chiamarlo maglietta o giacchina o vestitino-… E poi volo con il ricordo agli anni della mia infanzia, quando il coprifascia non era il minuscolo indumento in maglia di  oggi, ma un lungo ,sontuoso vestitino in seta o altra stoffa preziosa che paludava  il neonato e copriva, appunto, le sue fasce… Perché fino ad una sessantina di anni fa, in Sicilia, “ i nutrichieddri si ‘nfasciavanu” ( i neonati si fasciavano). Si fasciavano perché  così “ cci vinia la schina dritta e cci ‘nfurzvanu li rini” ( sarebbero cresciuti con la schiena dritta e le spalle forti).
Ricordo mia madre quando fasciava mia sorella…una cosa complicatissima: prima stendeva sul letto un grande panno “di pichè”(piquet,flanella di cotone operato), poi vi poggiava sopra un panno in cotone o lino piegato in quattro a triangolo su cui adagiava  la “picciliddra”(bambina) nuda, poi le applicava sul ”vuddricu” (ombelico) una “fasciteddra” (piccola fascia di garza) fermandola con un po’ di cerotto, poi le imprigionava “lu culiddru” ( il culetto) con il panno a triangolo che veniva chiuso con “u’ spinguluni” (uno spillo da balia), a questo punto il corpicino dell’”addreva”(bambina) veniva impacchettato, dalle ascelle ai piedi, nel grande panno su cui veniva avvolta la fascia legata alla fine con una cordellina. La toilette veniva completata da un “Jppuneddru o na cammiseddra” (corpetto a maniche lunghe o camicia) a seconda della stagione, e, sul tutto, si indossava il coprifascia ed un ”bavaglinu”(bavetta).
I coprifascia erano il pezzo forte del corredino dei nascituri : venivano realizzati in lino, seta o organza, in colori tenui, soprattutto bianco, rosa o celeste ed erano ornati con pizzi e ricami; sul petto, un grande fiocco che scendeva quasi fino all’orlo, o due fiocchetti di nastrini in raso che movimentavano la parte anteriore dell’indumento.
Ma il coprifascia più bello doveva essere il vestito di battesimo, era un po’ come l’abito da sposa, ne dipendeva il prestigio della famiglia. 
Al vestito  di battesimo venivano spesso abbinati un “ bavaglinu  e un cuppuluni”(bavetta e cuffia )analoghi nella stoffa e nei decori, e un “portanfà”(port-enfant, porta bimbi) dentro cui veniva posto il bambino lasciando fuoriuscire liberamente il lungo coprifascia…
E  il giorno del battesimo, i poveri “parrini”(padrini) dovevano portare quello scomodo involto dalla casa del “figliozzu”(figlioccio) fino al fonte battesimale, in Chiesa, seguiti  dai “cumpari” e dal corteo degli invitati.