Zeus condannò in eterno gli splendidi esseri ermafroditi a questo continuo rincorrersi e separarsi, amarsi e odiarsi, comprendersi e ostacolarsi; per cosa? Per quegli iniziali accenni di alterigia! Ancora oggi viviamo l’isteria, la schizofrenia, l’ansia della ricerca di quell’originaria metà persa. E ahinoi, quanto è dura! Pochi fortunati ci riescono, altri si consolano rincorrendo i sogni di un amore platonico che mai si realizzerà. Il resto si deve accontentare di adeguarsi a una controparte che non combacia in molti punti, come quando vogliamo unire i cocci di una ceramica frantumata con clamore e irrecuperabilmente sparsi per terra! Una ceramica raffazzonata, sbreccata, brutta come i punti di sutura su una pelle profondamente lacerata. Coppie incomplete e inappagate, in realtà perché composte da due metà appena, e non da due unità. Questo è il vero senso dell’allegoria degli androgini crudelmente separati da Zeus! Poiché se ogni uomo e ogni donna riconoscesse, coltivasse e conciliasse entrambi gli aspetti insiti nella natura, il femminile e il maschile, lo yin e lo yang, l’acqua e il fuoco, la delicatezza e la forza, si avrebbe un’umanità completa, che nell’incontrarsi e unirsi coi loro opposti, ritroverebbe il vero senso della coppia, cioè due unità mature che si sostengono a vicenda e non che si intralciano più o meno sottilmente, più o meno violentemente, più o meno cruentemente in proporzione al grado della sintesi raggiunta tra il maschio e la femmina interiori. E in tal caso Zeus avrebbe di che preoccuparsi!
Angelo Lo Verme