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01010101“Scenari agghiaccianti”. Descrive così lo spaccato che emerge dalle oltre 30mila intercettazioni ascoltate dagli investigatori, quasi tutte in arabo, Maurizio Calvino, capo della Squadra mobile di Palermo durante la conferenza stampa convocata in Procura per illustrare i dettagli dell’operazione ‘Glauco’, che ha fatto luce sul tragico naufragio del 3 ottobre del 2013 davanti alle coste di Lampedusa, costato la vita a 366 migranti.

“Si trattava di una sorta di agenzia di viaggi, un’agenzia di servizi – ha aggiunto – a cui i migranti si affidavano per lasciare i loro Paesi d’origine. I trafficanti vendevano alla loro vittime un sogno, che in corso d’opera si trasformava in un vero e proprio incubo con sevizie, sequestri e torture”. “Molti dei sopravvissuti – ha spiegato Calvino all’Adnkronos – hanno raccontato che durante la loro permanenza nei ‘magazzini-lager’, dove venivano stipati prima di imbarcarsi dopo essere stati reclutati nei loro Paesi, venivano picchiati con i manganelli o ancora subivano scariche elettriche. Durante la reclusione, che poteva durare anche un mese, mangiavano solo pane ed acqua”.

I trafficanti, sottraevano loro i cellulari e iniziavano una vera e propria ‘indagine patrimoniale’ per accertarsi della disponibilità economica delle loro vittime. Poi, con telefonate di minacce ai familiari li costringevano a pagare altro denaro per consentire ai loro congiunti di intraprendere il viaggio in mare. “Un incubo che per le donne si tramutava anche in stupri di gruppo” ha concluso Calvino.

Mentre il procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia ha evidenziato come “l’operazione Mare Nostrum, che io condivido fortemente dal punto di vista umanitario, ha favorito gli sbarchi. Adesso – ha spiegato Scalia – partono con piccole navi perché sanno che qualcuno li salverà in mare”.

“Attraverso le intercettazioni – ha rivelato poi il procuratore – abbiamo una drammatica confessione in diretta del naufragio del 3 ottobre del 2013 davanti alle coste di Lampedusa. Si tratta di persone senza scrupoli – ha aggiunto – che non esitavano a scaricare la responsabilità di quanto avvenuto sui migranti che avevano deciso di partire con un unico viaggio. Intercettati al telefono, i due trafficanti dicono ‘Dio ha voluto così’”. Ma la preoccupazione dei trafficanti di morte era rendere “più credibile l’organizzazione, organizzando meglio i viaggi della speranza. Le intercettazioni – ha concluso Scalia – ci danno lo spaccato di un’organizzazione stabile, si parla di traversate precedenti e di viaggi futuri. Lo scenario che emerge è drammatico”.

L’organizzazione si occupava anche di fornire alloggi, vitto, passaporti falsi. Solo per quest’ultimo documento i migranti pagavano 7mila euro, altri 3mila dollari servivano per partire e per consentire il ricongiungimento con chi stava all’estero e ottenere la cittadinanza venivano organizzati matrimoni di comodo. Così un viaggio della speranza poteva costare ai malcapitati anche oltre 10mila dollari. È uno dei retroscena dell’operazione della Polizia ‘Glauco’, che ha ricostruito le fasi del naufragio del 3 ottobre del 2013 al largo di Lampedusa.

Danilo Loria 

StrettoWeb