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Foto di Guido SoranoRocca di Cefalù, parte integrante del centro abitato, luogo di interesse geologico e paleontologico, nonché la culla scenografica della parte antica della città.

Oltre a costituire l’immagine della città di Cefalù, la famosa rocca a forma di testa, da cui si presume sia potuto derivare l’antico nome del centro abitato: ‘Kephaloidion’, è anche particolarmente importante dal punto di vista geologico, e lo è stato, nel tempo, anche dal punto di vista culturale, sociale ed economico. La Rocca veniva infatti utilizzata dagli antichi abitanti di Cefalù, per trarre il materiale necessario alla costruzione dei propri abitati, così come è successo a suo tempo a Caltanissetta per la realizzazione del noto quanto curioso Castello di Pietrarossa.
Attorno al costolone di roccia, Sito di Interesse Comunitario dal 1992, è sorto a Nord-Est, l’abitato storico di Cefalù, mentre nella parte Occidentale, sono ancora visibili i resti di alcuni mulini e di antiche condutture, capaci di intercettare l’acqua sorgiva che scendeva da quel versante.

Sempre sul lato Occidentale di quella che i cefaludesi chiamano ‘u castieddu’, in riferimento ai ruderi dell’antico maniero posto in cima, ma a mezza costa, si trova un’apertura nelle mura merlate, con cui la Rocca venne cintata nel Medioevo. La cinta muraria venne poi rafforzata ed ampliata nel XV secolo, soprattutto nella parte che dava più a valle. Il camminamento originario, posto a quota 130 metri sul livello del mare, venne scoperto solo in occasione degli scavi conoscitivi portati avanti nel 1989, in un’epoca quindi relativamente recente. Nel 1991 venne poi scoperto l’originario sbarramento, coperto da un’ulteriore ostruzione, più moderna, realizzata nella prima metà del Cinquecento.

Seguendo il sentiero, si arriva ad un altipiano interno che conserva i resti di un’antica costruzione megalitica del IX secolo a.C., denominata “Tempio di Diana”. La sua costruzione è legata ad una nota sorgente che veniva ritenuta sacra: all’interno della struttura è infatti visibile una cisterna per la raccolta dell’acqua; una sacralità dimostrata ancor di più dal fatto che in epoca bizantina, in questi pressi, venne costruita una chiesa. Ancora più su, sulla cima, a 268 metri sul livello del mare, si trovano i resti del castello, e la croce metallica che di notte illumina il panorama a strapiombo sul mare, e sul centro abitato antico. La struttura militare, a pianta rettangolare di 35 metri x 20, venne realizzata tra il XIII e il IV secolo e rappresentava un importante baluardo difensivo della città; oggi di esso restano evidenti le rocce che ne costituivano il perimetro e la planimetria interna, che era organizzata in 12 ambienti e 2 torri.

La Rocca, che è possibile raggiungere risalendo a valle il cosiddetto ‘vicolo dei saraceni’, è il luogo di nidificazione preferito del falco Pellegrino. Presenta inoltre importanti formazioni di macchia mediterranea tipiche dell’Isola, habitat naturale di molte specie di fauna selvatica; per questo è stato dichiarato luogo protetto dall’Unione Europea, e viene oggi costantemente monitorato, dal 1997, dalla provincia di Palermo.
Recenti rilevazioni effettuate presso Pizzo Carbonara e il porto di Cefalù, hanno dato a intendere che la Rocca possa essere legata geologicamente al noto massiccio delle Madonie.

Autore | Enrica Bartalotta

Foto di Guido Sorano

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