Aveva appena 21 anni Paolo Taormina quando, in una notte che doveva essere come tante, ha perso la vita per un gesto di coraggio. Un colpo di pistola, esploso nel cuore della movida palermitana, lo ha strappato alla vita mentre tentava di sedare una lite. Il suo assassino, Gaetano Maranzano, è un giovane del quartiere Zen, una zona spesso associata a disagio e marginalità. Ma da quel dolore, oggi, nasce un appello alla speranza.
Un sabato sera alternativo per ricordare Paolo
Gli arcivescovi di Palermo e Monreale, monsignor Corrado Lorefice e monsignor Gualtiero Isacchi, hanno deciso di rompere il silenzio. Lo fanno con la forza della fede e con parole che scuotono: invitano l’intera città a un momento di raccoglimento e preghiera, sabato 18 ottobre alle ore 21, nell’atrio della chiesa San Filippo Neri, nel quartiere Zen, proprio lì dove viveva Maranzano, l’uomo che ha premuto il grilletto.
Un luogo simbolico, difficile, spesso dimenticato, che diventa adesso centro di memoria e proposta. Una risposta concreta alla cultura della violenza che serpeggia nei fine settimana giovanili, dove troppo spesso la leggerezza si trasforma in tragedia.
Un invito alla città intera: “Scegliamo di esserci”
Le parole dei due arcivescovi sono forti, vibranti, cariche di significato.
“Ricorderemo Paolo e gli altri giovani vittime di violenza. Li porteremo al cuore, nei nostri cuori. Staremo insieme alla presenza di Dio. Accoglieremo e pronunceremo parole di vita, di mitezza, di pace, di cura. Perché dalle ceneri e dal sangue rinasca la vita, ogni vita.”
Un messaggio rivolto non solo ai fedeli, ma a tutta la città: istituzioni civili, militari, scolastiche, accademiche, culturali, religiose. E in modo particolare, ai giovani della movida, spesso protagonisti inconsapevoli di dinamiche distruttive.
“Trascorriamo insieme un sabato sera alternativo”, dicono i due prelati, ribaltando il significato stesso del sabato sera. Niente alcol, niente scontri, niente incoscienza: solo luce, vicinanza, ascolto e riflessione.
Palermo si ferma: un momento per “provocare” con la vita
L’appello non è solo spirituale. È anche un gesto civile, sociale, educativo. Gli arcivescovi parlano di una “presenza diversa nella città”, di un modo nuovo di essere cittadini: “provocando”, cioè chiamando a una reazione, a un pensiero, a un cambiamento. Non con urla o proteste, ma con la testimonianza silenziosa di chi sceglie la pace.
“Portando luce, esperienze costruttive, riscaldando i cuori perché ogni spazio cittadino sia il ‘Centro’ e possa essere luogo di rinascita e non di devastazione e emarginazione.”
È l’idea di una Palermo diversa, dove anche il quartiere Zen può diventare simbolo di riscatto. Dove non si dimenticano né le vittime né chi ha sbagliato, ma si cerca una strada comune per costruire una convivenza possibile.
Maria Addolorata, madre di tutte le madri
Nel loro messaggio, Lorefice e Isacchi richiamano anche la figura di Maria, la madre di Gesù, come emblema di compassione e accoglienza universale. Una figura che abbraccia il dolore della madre di Paolo, straziata dalla perdita, ma anche quello della madre dell’assassino, sconvolta dalla colpa.
“Solo lei sa entrare nel cuore trafitto di una madre che tiene tra le braccia il figlio ucciso ma anche in quello della madre di un figlio omicida.”
Un messaggio di grande umanità, che rifiuta il giudizio facile e invita piuttosto a percorrere la strada dell’amore, della cura dei più piccoli e più fragili, dei poveri e degli invisibili.
Dalla tragedia alla proposta: quale Palermo vogliamo?
Il caso di Paolo Taormina riapre domande antiche ma mai risolte: quanto vale la vita di un giovane oggi? Perché la violenza è diventata così frequente? Che responsabilità abbiamo come comunità?
Iniziative come quella del 18 ottobre non possono cancellare il dolore, ma possono indicare una strada. Una via di impegno, di consapevolezza, di responsabilità condivisa. Se l’educazione alla pace inizia nei luoghi di culto, deve proseguire nelle scuole, nei locali, nei parchi, nelle famiglie. Ogni spazio può diventare, come dicono gli arcivescovi, un “Centro” di vita.
Un gesto che può cambiare il futuro
L’appuntamento di sabato 18 ottobre non è solo un momento di preghiera. È un gesto pubblico e coraggioso, una risposta corale al buio della violenza. È l’occasione per dire che Palermo non si arrende, che può e vuole essere una città che educa, che protegge, che ama.
Il ricordo di Paolo Taormina diventa così un seme, piccolo ma prezioso, da cui far germogliare una nuova cultura della vita.
