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Era la sera di sabato 18 aprile 2015 quando la centrale operativa di Roma della Guardia Costiera, raccolta la segnalazione di un peschereccio in difficoltà carico di migranti, ordinò al mercantile portoghese King Jacob, che era in navigazione nell'area, di cambiare rotta e raggiungere il barcone per prestare soccorso. 

Con il peschereccio ormai sottobordo, quest'ultimo si capovolse e si inabissò: fu il il più grave naufragio di sempre nel Canale di Sicilia, con un bilancio di circa 700 morti. Il comandante del mercantile portoghese, sentito subito via radio, disse che il peschereccio si era capovolto e inabissato perché i migranti, vista la King Jacob, si erano spostati su un lato della nave causandone il capovolgimento.

È la strage più grave dal dopoguerra che si sia verificata nel canale di Sicilia, peggiore anche della strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, che fece 366 morti e 20 dispersi. Il relitto del "grande naufragio" è stato recuperato dalla Marina Militare a 370 metri di profondità e sarà trasferito nei prossimi giorni ad Augusta, in provincia di Siracusa.

Qualche giorno dopo, una portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, dopo avere parlato con alcuni dei 28 sopravvissuti, ipotizzò una dinamica differente: il barcone si sarebbe ribaltato a causa di un'onda provocata dal mercantile portoghese in avvicinamento a forte velocità. Le indagini tecniche condotte dalla Procura della Repubblica di Catania hanno portato a una conclusione diversa: il naufragio "fu determinato da una serie di concause, tra cui il sovraffollamento dell'imbarcazione e le errate manovre compiute dal comandante, che portarono il peschereccio a collidere col mercantile King Jacob".

Nel procedimento penale seguito alla strage sono imputati il presunto capitano del barcone, il tunisino Mohamed Alì Malek di 27 anni, e il suo mozzo siriano Mahmud Bikhit, di 25. I due presunti scafisti sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ma al "capitano" sono contestati anche l'omicidio colposo plurimo e il naufragio.

Il pubblico ministero, durante il processo con rito abbreviato in corso davanti al gup di Catania, ha chiesto la condanna del "capitano" del peschereccio a 18 anni di reclusione e del "mozzo" a 6 anni. I due si dicono innocenti e sostengono di essere stati soltanto dei passeggeri sopravvissuti al naufragio. Il processo dovrebbe concludersi a ottobre.