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Il libro del giornalista Cirino Cristaldi sarà presentato il 15 ottobre settembre alle 17.30 all’agriturismo Villa San Leonardo

 

 

«L’etichetta di “mafioso” adesso è davvero fin troppo stretta per tutti, soprattutto per i siciliani onesti». È perentorio Cirino Cristaldi, il giornalista autore di “La Mafia e i suoi stereotipi televisivi”, un lavoro d’inchiesta – edito da Bonfirraro – che parte proprio dall’analisi a tutto campo delle produzioni cinematografiche e televisive, incentrate ad ampio spettro sul fenomeno mafioso, ponendosi subito alcuni fondamentali quesiti: come contribuiscono queste a danneggiare l’immaginario collettivo dell’isola? Come viene percepita la Sicilia in Italia e all’estero? In quale quantità paghiamo ancora i retaggi dei cliché ricorrenti in relazione alla  parola “mafia”?

Il 15 settembre a Carlentini (SR) si cercherà di fornire risposte soddisfacenti e costruttive: l’appuntamento con il saggio e il suo autore – giovane cronista catanese, laureato in Lingue e Letterature Straniere che si occupa da anni di cinema –  è previsto per le 17.30 all’Agriturismo Villa San Leonardo, nell’omonima contrada: con la conduzione della giovane artista Emanuela Ruma,  interverranno, oltre all’autore, Alfio Curcio, amministratore delegato cooperativa Beppe Montana Libera Terra, e Vincenzo Laezza, comandante di polizia in quiescenza.

«Partiamo da un presupposto fondamentale – preannuncia Cristaldi – la mafia in tv fa audience! Analizzando approfonditamente questo dato focale si può spiegare come molto spesso le produzioni televisive abbiano fatto il pieno di ascolti puntando su format seriali quali ad esempio La Piovra o Il Capo dei Capi, sfruttando una delle più classiche associazioni: Sicilia e Mafia. Il mio saggio parte appunto da questa visione stereotipata della Trinacria, raccontando la sua evoluzione attraverso immagini e storie spesso ispirate a tragici eventi di cronaca».

La lucida e analitica critica di Cristaldi, in corsa proprio con questo saggio per il premio Mattarella, si sofferma sul parallelismo Mafia = Sicilia che si esplicita anche nella vita di tutti i giorni, nel piccolo e nel grande schermo: è così che emerge l’immagine di un’Isola sanguinaria, insanguinata e vendicativa, che celebra i topos, delle coppole, dei baffoni e delle lupare: un’immagine che, però, non esiste più. «Esiste adesso una regione – continua Cristaldi – su cui gravano sì delle problematiche di tipo sociale ed economico, ma dalla quale si alza forte il grido di comunicare piuttosto i suoi valori, celebrandone bellezze, cultura e uomini coraggiosi».

Una denuncia, quella di Cristaldi, che va di pari passo con l’iniziativa della Rete 100 passi, impegnata a debellare la cultura dell’illegalità anche attraverso l’abolizione dei souvenir di ispirazione mafiosa: il magnete con coppola e lupara, la maglietta che richiama l’iconografia del Padrino, le scimmiette “non vedo, non parlo, non sento” sono ormai oggetti che hanno invaso i mercatini delle principali città turistiche, mercanzia che provoca una pericolosa sottovalutazione del fenomeno criminale, di cui dovremmo liberarci al più presto.