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I segreti dell’acustica del Teatro Massimo di Palermo.

  • L’edificio-simbolo del capoluogo racchiude un segreto legato all’eccellente qualità del suono al suo interno.
  • Non tutti lo sanno ma, tra i motivi che lo rendono celebre, c’è anche la sua acustica.
  • Ecco perché si trattò di un’opera geniale.

Sono numerosi i motivi che hanno reso famoso in tutto il mondo il Teatro Massimo di Palermo, ma pochi sanno che tra quei motivi rientra anche un’acustica d’eccellenza europea. La realizzazione del teatro si deve a Gian Battista Filippo Basile e, successivamente, al figlio Ernesto. Quando Gian Battista presentò il suo progetto, erano già sorti alcuni dei più grandi teatri dell’Ottocento, come l’Opéra di Parigi e il Covent Garden di Londra. Il Basile padre ne aveva visti e studiati molti, mettendo a frutto quelle conoscenze. Riuscì, così a creare un rapporto preciso tra le tre parti del teatro (vestibolo, sala e palcoscenico). Il fasto del vestibolo non sminuisce la grandiosità della sale e la grandiosità della sala non sminuisce il valore del palcoscenico. Il rapporto fra l’altezza e l’ampiezza della sala e l’altezza e l’ampiezza del palcoscenico è praticamente perfetto.

Cosa rende unica l’acustica del Teatro Massimo?

La sala a ferro di cavallo è un felice compromesso tra la sala circolare romana e l’anfiteatro classico e le piante ellittiche borrominiane. Il genio di Basile, però, riuscì a esprimersi al meglio nella decrescenza della curva fino a immettersi nel proscenio rettilineo. Per quanto riguarda l’acustica del Teatro Massimo, il Basile ebbe una geniale trovata. In tutti i teatri italiani il proscenio si protendeva verso la sala, con una curva molto accentuata. In questo modo, l’orchestra veniva spinta verso gli spettatori e i palchi di proscenio si aprivano sulle tavole del palcoscenico. In un’epoca più vicina a noi, si è provveduto al taglio delle ribalte, anche per guadagnare spazio per l’orchestra. Ecco, Basile scelse per il Massimo una soluzione opposta: mise l’orchestra sotto l’arco armonico e sotto i palchi di proscenio, retrocesse la ribalta verso il palcoscenico e fece la sua curva di modica saetta.

Gli accorgimenti

Un tempo, cantanti e orchestre venivano spinti quanto più possibile verso la sala per migliorare le condizioni acustiche, riducendo il disperdimento dei raggi sonori in palcoscenico. Basile, invece, portando verso il palcoscenico l’orchestra e la ribalta, guadagnò spazio per la sala e pose le basi per un’acustica eccellente. Una vera rivoluzione per i tempi, perché soltanto in epoca recentissima si iniziò a studiare l’acustica delle sale con procedimenti scientifici e mezzi moderni di indagine.

Ecco gli accorgimenti utilizzati dal Basile: la superficie dell’intradosso dell’arco armonico è quella di un conoide di rivoluzione, con le generatrici inclinate di tanto, che i raggi provenienti dal palco non si riflettano nella parte bassa della sala; il soffitto è inclinato verso la bocca d’opera in modo tale da allontanare dal basso i raggi riflessi e, al di sopra, vi è una vastissima camera di risonanza; i tramezzi dei palchi offrono un minimo ostacolo alla propagazione delle onde sonore. Ancora, nell’intradosso e nelle pareti della sala, i fenomeni di eccessiva riflessione sono evitata da una superficie elastica di sottili tavolette di tiglio, stirate su telai di castagno.

Fonte: “I cinquant’anni del Teatro Massimo” – 1947 – Maria Accascina, Ottavio Tiby e Ignazio Ciotti

Foto: Matthias Süßen

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